Con l’edicola muore anche la piazza

di Mario Ajello
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Domenica 27 Novembre 2016, 00:05
“L’Edicola Fiore ti porta il buonumoreeeeee!!!!”
@GianGinoble

Quella di Fiorello sì: ti porta il buonumore. E quella dipinta da Renato Guttuso, “L’edicola” (1964), è meravigliosa. Trabocca di vita, di pagine, di inchiostro, di foto, di odore di carta e di orgoglio culturale questo luogo colorato dal grande artista. Guardare questo quadro e osservare contemporaneamente la malinconia che emanano ormai le edicole di Roma provoca una fitta al cuore. Non si tratta di fare del romanticismo o della retorica stile “o tempora, o mores”, rimpiangendo l’epoca d’oro dei giornalai. Si tratta più semplicemente di girare nei propri quartieri e di pensare alla sorte di quelle che furono le parrocchiette in cui si andava a comprare - e molte persone ancora ci vanno - il breviario laico del mattino. Ognuno, nel proprio quartiere, può fare il giro della strage di edicole e comporne la spoon river. Ogni mattina ci si avvia verso la rivendita vicino a Piazza delle Muse e si gioisce per la sorpresa: “Ancora c’è!”. Alla fine di Viale Parioli, di fronte a Villa Glori, invece il gabbiotto dei giornali è diventato ex, ridotto a un pezzo di lamiera inanimato e abbandonato. A Piazza Apollodoro, due passi dall’Auditorium, ha resistito con i denti la signora dell’edicola, poi si è arresa anche lei. E adesso, resta solo lo scheletro metallico di questo che è stato un punto d’incontro per tante persone del quartiere. In Piazza delle Belle Arti ormai dell’edicola non c’è più nemmeno il ricordo. È stata tra le prime, anni fa, a chiudere. È rimasta poi come relitto spiaggiato e ripieno di brutte scritte (sfortuna tipica delle ex edicole). Infine l’hanno smontata. E senza di lei, quella che è stata una pizza è sempre più diventata solo un crocicchio.

mario.ajello@ilmessaggero.it
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