Roma, tangenti sui rom, vigile indagato: spartiva mazzeette con il capo clan di un campo

Roma, tangenti sui rom, vigile indagato: spartiva mazzeette con il capo clan di un campo
di Michela Allegri
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Domenica 3 Luglio 2016, 09:24

Un vigile urbano che spartisce mazzette con il capo clan di un campo rom, incaricato, illegalmente, di gestire l'assegnazione delle unità abitative. Nell'informativa dei carabinieri della compagnia Roma Eur, nell'ambito dell'inchiesta dei pm Tescaroli, Lasperanza, De Santis e Golfieri su un giro di bustarelle nel dipartimento Politiche sociali del Campidoglio, si legge che nel villaggio nomadi di Castel Romano per ottenere un container era necessario pagare almeno 2.500 euro. A incassare i soldi, Kazim Cizmic, detto Carlo. La somma sarebbe poi stata divisa con un casco bianco. «Ho assistito alla consegna di duemila euro in contanti al vigile urbano - ha raccontato una collaboratrice di giustizia sentita a verbale dagli inquirenti - mentre lui contava le banconote, l'altro gli ha detto: mettile subito in tasca che può venire qualcuno, sono duemila». Il vigile in questione, all'epoca dei fatti, tra il 2006 e il 2008, era in servizio nel gruppo XI. Lavorava nel Nucleo Assistenza Emarginati e aveva diretto le operazioni di assegnazione dei moduli abitativi presso il villaggio appena costituito. E' stato riconosciuto fotograficamente dalla denunciante nel 2012. Nell'informativa si legge che a Castel Romano, nella fase dell'allestimento, la distribuzione degli alloggi, anziché essere fatta dal Comune attraverso i suoi funzionari, veniva effettuata da due capi campo. Le dichiarazioni della donna sono state verificate dagli inquirenti e sono considerate attendibili. Tanto che il pizzardone risulta nell'elenco dei 78 indagati della maxi inchiesta sullo scambio di tangenti ai piani alti del Campidoglio, insieme alla dirigente dell'Ufficio Rom Sinti e Camminanti, Emanuela Salvatori, e a politici del calibro di Francesco D'Ausilio, ex capogruppo Pd al Consiglio Comunale.

 
 
LA DROGA
Dall'informativa emerge anche che l'insediamento veniva utilizzato come canale per esportare stupefacenti dall'Italia. «Il capo voleva che il mio convivente si recasse a Barcellona per fare un trasporto di cocaina. Al viaggio avrei dovuto partecipare anche io, essendo cittadina Italiana non ci avrebbero controllato. Dovevamo trasportare circa 2.500 kg da Civitavecchia a Barcellona», si legge nel verbale della collaboratrice di giustizia. Dalle dichiarazioni della rom sembra emergere che il vigile fosse consapevole della presenza di droga, e che ne approfittasse: «L'ho visto ricevere 50 grammi di cocaina, il capo campo nel consegnargliela gli ha detto: Tieni, sono 50, ci vediamo. A noi poi ha riferito che gli dava la sostanza senza denaro perché si scambiavano i favori». Kazim Cizmic aveva anche costituito una cooperativa sociale finanziata dal Comune per gestire le pulizie all'interno del villaggio. I nomadi venivano pagati «pochi soldi, circa 200 euro mensili per 12 ore giornaliere di lavoro, o anche di meno», è scritto nel verbale. I carabinieri sottolineano: «Kazim intascava il denaro d'accordo con chi doveva controllare». Per quanto riguarda le unità abitative, invece, gli investigatori sostengono che i «due capi campo hanno gestito le assegnazioni favorendo parenti e persone a loro vicine, quasi tutti privi di permesso di soggiorno».

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