La campagna anti-violenza del Messaggero, app e corsi anti-stupro per le straniere a Roma: le iniziative delle ambasciate

La campagna anti-violenza del Messaggero, app e corsi anti-stupro per le straniere a Roma: le iniziative delle ambasciate
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 18 Settembre 2017, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 08:06

Un'applicazione antistupro, corsi di autodifesa e campagne di comunicazione battenti. Rispondono così le università italiane e straniere, le accademie e le ambasciate alla campagna Anti-violenza promossa da Il Messaggero per garantire una maggiore sicurezza alle migliaia di donne che dall'estero giungono nella Capitale per motivi di studio, ricerca o lavoro. Alla base di tutto argomentano rettori e diplomatici c'è la comunicazione: senza cognizione del posto in cui si arriva, delle sue ombre e delle sue luci e dei suoi potenziali pericoli, le studentesse straniere, che scoprono Roma per la prima volta, si sottopongono inconsciamente al rischio di aggressioni e furti. Ed è allora da qui che alcuni atenei romani dalla Sapienza al policlinico Agostino Gemelli , università internazionali, tra cui la John Cabot, e centri di ricerca come l'Accademia di Francia, che già da anni si dotano di sistema di sicurezza interna e vigilanza h24, intendono partire per incrementare i livelli di sicurezza in città: sfruttare la conoscenza per renderla un'arma di difesa. Ma non c'è solo questo: anche la tecnologia può tornare molto utile, come insegna l'Accademia di Francia che ospita ricercatori provenienti da tutto il mondo.

SICUREZZA TECNOLOGICA
A breve sarà disponibile per tutti i borsisti l'App Accademia di Francia per smartphone. I ricercatori e le ricercatrici potranno contare così su uno strumento che oltre a dare indicazioni dettagliate sulla città, permetterà di contattare le forze dell'ordine o i centri di primo soccorso in condizioni di pericolo. Saranno potenziati, poi, i corsi per l'autodifesa. Dalla Sapienza al policlinico Agostino Gemelli, che quest'anno darà il benvenuto al corso di judo in arti marziali, le studentesse straniere potranno imparare tecniche di difesa avanzate, mentre la John Cabot university, baricentro per molte angloamericane e australiane, offrirà alle proprie iscritte dei workshop sulla difesa personale, sulla sicurezza e sulla salute. E se le ambasciate dalla britannica all'australiana sui loro portali da giorni stanno mettendo in guardia dagli spiked drink( le bevande drogate) dei locali, l'importanza della comunicazione, come strumento di prevenzione, diventa la terza arma su cui le università, italiane e non, puntano per garantire soggiorni sicuri alle proprie iscritte. Giusto dei dati, per comprendere la vastità del pubblico di riferimento: ogni anno arrivano nella Capitale più di 10 mila studentesse straniere. L'età oscilla dai 20 ai 30 anni e in oltre il 60% dei casi si tratta del loro primo soggiorno nella Città eterna. Solo l'università Sapienza quest'anno accoglierà più di 4 mila giovani non italiane, senza contare quelle che arriveranno nei prossimi mesi con il programma Erasmus.

LA COMUNICAZIONE
Anche per loro, parte proprio oggi la Welcome week, una settimana organizzata dall'ateneo per divulgare tutte le informazioni utili a un sicuro soggiorno in città. E dopo le ultime aggressioni che si sono verificate intorno all'ateneo, come lo stupro della giovane studentessa finlandese a Castro Pretorio, una parte delle spiegazioni sarà riservata anche ai consigli per i corretti comportamenti da tenere quando si è fuori dalla città università, i modi con cui allertare le forze dell'ordine in condizioni di pericolo o quelli per richiedere assistenza medica e sanitaria. Può bastare tutto questo a scongiurare i pericoli? Le università lo sperano anche se «sarebbe necessario spiega il Rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio Un controllo costante del territorio da parte delle autorità e del Comune soprattutto per gli atenei che insistono in quartieri problematici». «Così come sarebbe utile sfruttare al meglio fanno sapere dalla John Cabot i sistemi di videosorveglianza esterni e attivare dei protocolli congiunti tra università, Municipi e Campidoglio».