Roma, 30mila telecamere mai usate contro gli stupri

Roma, 30mila telecamere mai usate contro gli stupri
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 15 Settembre 2017, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 17:25

Trentamila occhi puntati sulle strade della Capitale, o sulle vetrine dei negozi. Occhi di cui i passanti indaffarati, magari, neanche si accorgono andando a spasso nelle vie del centro, ma che i malintenzionati notano di sicuro. Occhi aperti a metà, oggi, perché le telecamere di negozi, discoteche, gioiellerie e tabaccai di Roma, tranne in qualche raro caso, non sono ancora collegate con le centrali di polizia e carabinieri, anche se di progetti, sull’argomento, ne circolano da anni. È un altro “modello Milano” che si potrebbe importare nella Città eterna, per marcare da vicino ladri, rapinatori e violenti. Per rendere la città più sicura anche per le donne in giro di sera. «Le telecamere sono un deterrente efficacissimo», dicono dalla Confcommercio, che dal 2015 si è detta disponibile a fornire i propri “occhi elettronici”, appunto, alle forze dell’ordine.

LE DIFFICOLTÀ
Un progetto che, come spesso accade, è rimasto incagliato nei rigagnoli della burocrazia e dei veti incrociati: i condòmini che protestavano per i portoni inquadrati a distanza, le lungaggini per ottenere le autorizzazioni sulla privacy, gli stessi impiegati dei negozi piuttosto recalcitranti ad essere inquadrati durante i turni di lavoro. E così l’idea di questo “Grande fratello” per rendere vie e piazze della Capitale più sorvegliate (e quindi più sicure) è rimasto lettera morta. Nonostante le tante riunioni, anche con le forze di polizia, per provare a dare vita a una prima sperimentazione, nelle zone più centrali della città, con tanto di mappature dei quartieri considerati più a rischio. «Al momento è tutto fermo», conferma Massimiliano De Toma della Confcomerrcio, dove è presidente di Federmoda. «Abbiamo incontrato tante difficoltà burocratiche, ma sono tutte superabili se davvero l’intento comune è rafforzare la sicurezza nella nostra città».

L’ESPERIMENTO
Qualcosa, a dire il vero, è stato fatto. Per esempio nelle farmacie. Federfarma già da anni ha firmato un protocollo d’intesa con il Ministero degli Interni per collegare le telecamere interne ed esterne con le sale operative delle forze dell’ordine. E negli ultimi mesi sono stati affinati gli impianti di videosorveglianza, in modo da garantire immagini più nitide e quindi facilitare l’identificazione dei malviventi da parte di polizia e carabinieri. I numeri dicono che l’esperimento ha funzionato e che i reati sono in calo fino al 15%.

CENTRI COMMERCIALI
Anche la Questura di Roma è in campo, l’idea è di allargare la rete e coinvolgere anche i grandi centri commerciali della Capitale. Se ne dovrebbe parlare già la prossima settimana, nel Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato dal prefetto Paola Basilone dopo la campagna anti-violenza lanciata dal Messaggero. Al tavolo ci sarà anche il Campidoglio, pronto a montare con Acea le videocamere su migliaia di nuovi “lampioni intelligenti” che debutteranno in città nei prossimi mesi. Si accendono gli occhi elettronici sui pali della luce, aspettando quelli dei negozi.
 

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