Tram, la rivolta di Corso Vittorio: «Qui è una follia»

Commercianti sul piede di guerra contro il progetto del Termini-Vaticano-Aurelio.

Tram, la rivolta di Corso Vittorio: «Qui è una follia»
di Fernando M. Magliaro
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Lunedì 20 Novembre 2023, 01:18

«È una follia»: il coro è a una voce sola. I commercianti di Corso Trieste bocciano senza appello il progetto del tram Termini-Vaticano-Aurelio. «Già oggi le operazioni di carico e scarico merci sono difficili e farraginose perché non ci sono aree dedicate e i camion si fermano alla bell’e meglio. Col tram finirà semplicemente che i tram si fermeranno e aspetteranno».
L’ennesimo “no” della città è per l’idea del Comune, spinta dalla lobby pro tram spalleggiata da vecchi personaggi della politica e dal mondo degli pseudo ambientalisti, humus di una certa sinistra, di realizzare il tram dal capolinea di Termini, sotto Palazzo Massimo sede della Soprintendenza di Stato, a piazza Risorgimento al Vaticano e a piazza Giureconsulti all’Aurelio. 

«SI FERMERÀ IL TRAM»

«Che devo dire? Si fermerà il tram. Non è che i negozi possono chiudere. Quando ci sarà da fare il carico e scarico, il tram aspetterà», dice Vincenzo, accento e sguardo alla Gigi Proietti, del Bar del Sole, vicino la chiesa di San Lorenzo in Damaso. «Io faccio uno scarico ogni due o tre giorni» rilancia Franco Simoncini, titolare di un negozio storico «dal 1960» di modellismo e giocattoli quasi di fronte Sant’Andrea della Valle. «Ma perché non spendono questi soldi per i bus elettrici?». Mentre parliamo, si fermano in meno di quindici minuti un primo taxi che fa scendere dei passeggeri in un B&b, poi uno dei corrieri delle società di delivery, poi un’ape car per le consegne e, infine, un altro taxi il cui conducente entra nel coffee shop a fianco: «devo andare in bagno. E semmai ci sarà il tram aspetterà. Non è che posso sentirmi male», dice serafico il conducente. Quindici minuti e intanto transitano 4 bus di diverse linee: che, però, si allargano e passano. Cosa che un tram non potrà mai fare. 
«Ma vogliamo pensare anche a chi fa il trasportatore?», si chiede Giancarlo Villa, titolare di un altro negozio storico, Duca di Mantova, di abbigliamento di alto livello, all’incrocio fra Corso Vittorio e via dei Baullari, la strada che porta a Campo de’ Fiori. «O vogliamo pensare che questi siano in nuovi schiavi? Qualcuno di questi signori che ha fatto questo progetto ha idea di cosa voglia dire scaricare 200 giubbetti? Quanto pesano? Sanno che i contratti di consegna sono molto rigidi?». 

PIANO CARICO E SCARICO

Del resto, fra le carenze progettuali del Tva evidenziate anche dalla Soprintendenza nel proprio parere condizionato all’opera non c’è solo la preoccupazione per l’«altissimo rischio» che il tram causerà ad aree archeologiche, edifici rinascimentali, chiese monumentali del centro ma c’è anche proprio l’assenza totale e assoluta del piano per il carico e scarico merci per tutto il centro storico, a dimostrazione ulteriore dell’approssimazione e superficialità con cui ci si è approcciati a disegnare un’opera semplicemente sbagliata nel centro storico, già bocciata sotto la Giunta Rutelli e quella Veltroni ma ripescata dai cassetti, accantonando con un’alzata di spalle ogni critica, pur di consentire al Campidoglio di arraffare i fondi del Pnrr. 
«Qui passavano i filobus e i bus Atac a due piani», racconta ancora Fabio Simoncini. Ed effettivamente, fino alla metà degli anni ‘70, Atac usava bus a due piani sulla linea 64. «La tecnologia si è evoluta. Usassero i bus elettrici».
La preoccupazione di chi lavora tutti i giorni nei negozi di corso Vittorio è palpabile. «Noi facciamo da due a quattro scarichi a settimana. Di media, ogni scarico porta via da 20 minuti a mezz’ora di tempo. Ora il furgone se trova posto nella traversa a fianco bene, sennò si ferma al volo», spiegano Andrea e Matteo, da dietro il bancone di una jeanseria al 193 di corso Vittorio. 
Stessa critica che viene da Alessandra Tribuzi, titolare della profumeria al civico 179: «È una follia», anche per lei. «Di media abbiamo uno scarico ogni due giorni.

Per quanto vuoi fare in fretta, almeno una ventina di minuti va via. Chi progetta questa cosa evidentemente non ha la più pallida idea di cosa voglia dire fare uno scarico di merci». Chiude Simone, che lavora nel coffee shop a fianco al negozio di modellismo: «Mi sembra una cosa totalmente folle».

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