Rieti, gli appalti all'Ares 118:
«Situazione da brividi»

Rieti, gli appalti all'Ares 118: «Situazione da brividi»
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Sabato 3 Giugno 2017, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 13:29
RIETI - A posteriori, la frase «io l’avevo detto» è stata pronunciata da diverse, troppe persone. Come se tutte avessero a suo tempo denunciato o segnalato anomalie nell’assegnazione o nel rinnovo dei servizi di emergenza del soccorso. Poche, in verità, quelle che la faccia ce l’hanno messa davvero e da subito. Sergio Bussone, sindacalista romano della Cgil funzione pubblica, è uno di questi. Il 29 ottobre del 2014, in una intervista a Il Messaggero, segnalò - dopo aver raccolto una circostanziata denuncia di un imprenditore reatino del settore - una «situazione da brividi» in relazione ai servizi di emergenza sanitaria nel reatino.

«Era il febbraio di quest’anno (2014, ndr) quando venni contattato con una certa insistenza da un imprenditore reatino che lavorava con l’ Ares 118 - raccontò Bussone a Il Messaggero - Venni a Rieti per incontrarlo, mi rappresentò una situazione da brividi. Sapevo che l’ Ares di Rieti aveva una sua autonomia organizzativa, e che diversi servizi nel campo dell’emergenza sanitaria venivano affidati senza passare attraverso bandi di gara ma a convenzione diretta nonostante le cifre importanti che muove questo settore. Parliamo di circa 1 milione di euro, frazionato in più appalti così da disattendere la soglia Ue sui bandi pubblici. All’imprenditore per poter lavorare in continuità con l’ Ares - prosegui il sindacalista della Cgil - viene fatto capire da soggetti che gravitano nell’ambiente che sarebbero stati graditi piccoli favori. Poi dai favori si è passati alle richieste di denaro».

Un racconto forte e tutto da provare, obiettò Il Messaggero. Che poi chiese: ma perché farlo a lei e non direttamente a carabinieri o Guardia di Finanza? «E’ quello che ho chiesto all’imprenditore, che mi ha risposto di avere paura e di confidare nella potenza della Cgil romana per innescare un’inchiesta in grado di arrivare fino in fondo. Quanto alle prove mi consegnò una chiavetta usb con dentro otto o nove piste di registrazione, invitandomi ad ascoltarle.
Tornato a Roma ho ascoltato le registrazioni: le aveva fatte lo stesso imprenditore, all’insaputa dei suoi interlocutori. Da quel che ho potuto capire il contenuto rispecchiava il racconto che mi aveva fatto. A quel punto sono andato dai carabinieri, ho detto quanto mi era stato riferito e consegnato la chiavetta Usb. Ho anche informato il nuovo direttore generale dell’ Ares regionale, che a quanto mi risulta sta collaborando con le indagini. So che a partire da metà agosto (sempre del 2014, ndr) a Villa Fiordeponti sono scattati sequestri e interrogatori. Spero che si faccia chiarezza al più presto, anche per rispetto di tutti quei lavoratori del 118 che con abnegazione e professionalità svolgono h24 il loro servizio per la cittadinanza».

Due giorni dopo - era il primo novembre - Alfonso Tesoriere da direttore Uoc Rieti dell’ Ares 118, scrisse una lettera a Il Messaggero. «Dal 2004 - spiegò Tesoriere - tutte le convenzioni con soggetti esterni all’ Ares di Rieti per l’appalto di beni e servizi sono una prerogativa della Direzione generale di Roma. Io non decidevo niente, l’Unità operativa di Rieti non ha mai stipulato convenzioni, non avendo autonomia finanziaria. Ha fatto tutto la direzione generale di Roma».

Ma gare di evidenza pubblica sono state mai svolte, chiedemmo a Tesoriere al telefono? «Mai - rispose - ma io ho trovato già questa situazione. E, comunque, le postazioni reatine sono quelle che costano meno del Lazio. Ne abbiamo 6 in tutta la provincia, costano 19.500 euro l’una. A indire la gara, la postazione costerebbe minimo il doppio. Quanto ai risultati, da quando ho assunto la direzione del 118, nel novembre 2006, il servizio non ha ricevuto mai denunce, al contrario del periodo precedente: ogni situazione di emergenza è stata gestita con tempestività e attenzione».

Perché, allora, dipingere un quadro dell’ Ares 118 così controverso? «Questo lo vedremo nelle sedi opportune - concluse Tesoriere, oggi indagato. - Durante la mia direzione, più volte sono stato costretto ad adottare provvedimenti non graditi all’area sindacale. Il mio unico scopo era garantire ai cittadini un servizio efficiente e agli operatori condizioni di lavoro rispettose delle norme di sicurezza. Tutto quello che ho fatto, o che ho chiesto, l’ho fatto per il 118».
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