Thailandia, partorisce una bimba per due papà americani, poi chiede l'affidamento: «Non sono normali»

Thailandia, partorisce una bimba per due papà americani, poi chiede l'affidamento: «Non sono normali»
di Antonio Bonanata
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Venerdì 1 Aprile 2016, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 15:43
Gordon Lake e Manuel Santos sono una coppia statunitense, già genitori di un bimbo concepito in India e venuto alla luce più di due anni fa. All’inizio dello scorso anno i due papà hanno avuto una seconda bambina grazie alla tecnica della Gpa (Gestazione per altri), cui ha partecipato una donna di origine thailandese, Patidta Kusonsrang.
La donna, che ha partorito Carmen, si è però rifiutata di completare l’iter burocratico che consente l’affidamento della piccola ai due uomini, permettendo alla famiglia di lasciare il paese per fare ritorno negli Stati Uniti. La motivazione? Secondo le sue convinzioni personali, i due “non sono normali” (il riferimento è all’orientamento sessuale di Lake e Santos). Sono così passati ben 13 mesi dalla nascita di Carmen e Gordon e Manuel sono ancora bloccati a Bangkok, dove il processo avviato presso il tribunale della capitale thailandese si avvia a conclusione: il prossimo 26 aprile, infatti, il giudice si pronuncerà sull’affidamento della bambina, che ha potuto trascorrere solo parte del tempo insieme ai genitori che l’hanno desiderata.
«Siamo ottimisti e speriamo che il verdetto dica che siamo le persone adatte a stare con Carmen» ha dichiarato Gordon dopo essersi recato presso il tribunale per i minori e la famiglia. I due genitori, ottenuto l’auspicato riconoscimento della potestà sulla minore, si augurano di poter partire il giorno successivo alla sentenza, dopo lunghi mesi di battaglia legale che li ha costretti a restare nel paese asiatico. «È stato un cammino molto lungo, cominciato il giorno della nascita di Carmen, il 17 gennaio 2015. Dieci giorni dopo la donna che l’ha partorita dichiarò che voleva tenerla».
Carmen Lake è nata dopo un procedimento di gestazione surrogata andato avanti senza intoppi: la piccola è stata concepita con il seme di Gordon e l’ovulo di una donatrice anonima. Dopo la gravidanza e il parto, Patidta Kusonsrang ha firmato i documenti che riconoscevano a Lake la paternità della piccola. Ma, giunto il momento di recarsi presso l’ambasciata statunitense per firmare le carte che avrebbero permesso ai due papà e a Carmen di lasciare il paese e fare ritorno in America, la donna si è rifiutata, opponendo la presunta “anormalità” dei genitori all’ordinaria conclusione dell’iter. Una sua rappresentante legale ha persino accusato i due uomini di essere trafficanti di esseri umani.
A questo punto Gordon e Manuel hanno cercato di raggiungere un accordo amichevole con Patidta ma, a causa dello stallo che si era venuto a creare, hanno chiesto che la custodia della piccola venisse riconosciuta per vie legali. Intanto, la coppia ha denunciato la donna per diffamazione, chiedendo che vengano loro riconosciuti i danni subìti; la causa procede parallelamente al processo per l’affido. «La nostra vita è stata praticamente distrutta durante lo scorso anno» hanno raccontato i due. «Non possiamo più recuperare il tempo perso né il tempo che hanno perso i nostri figli per stare insieme; le nostre finanze hanno subìto un duro colpo, quindi chiederemo una compensazione, morale e materiale, per riacquistare le nostre vite».
In questa vicenda si è inserita anche una legge, promulgata dal parlamento thailandese nel febbraio del 2015 (e, quindi, a un mese dalla nascita di Carmen), che vieta a coppie straniere di ricorrere alla Gpa nel paese asiatico, dopo alcuni casi controversi di “madri surrogate” in cui erano state coinvolte una coppia australiana e una giapponese. «Il principale obiettivo di questa legge mi sembra essere quello di proteggere i bambini come Carmen. Confidiamo che la sentenza rispecchi il massimo interesse per lei» ha concluso il padre biologico della piccola.
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