Usa, gli affari di Donald Trump vanno male: calano le presenze nei suoi alberghi

Usa, gli affari di Donald Trump vanno male: calano le presenze nei suoi alberghi
di Antonio Bonanata
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Venerdì 5 Agosto 2016, 17:02 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 17:49
Fuga di clienti: la campagna presidenziale di Donald Trump, candidato ufficiale del Partito repubblicano alle elezioni statunitensi del prossimo novembre fa male ai suoi affari. L’impero del magnate (fatto di alberghi di lusso, resort, casinò e campi da golf) ha subìto infatti una flessione di almeno il 10 per cento di presenze da quando è cominciata la sua avventura politica. Mentre il miliardario newyorkese era impegnato in campagna elettorale e, durante la recente Convention di Cleveland, riceveva l’investitura ufficiale da un partito che a denti stretti si rassegnava ad appoggiarlo, i suoi clienti a luglio sono scesi del 14 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Si può quantificare, quindi, in un complessivo 24 per cento il calo di presenze nelle tante strutture di cui si compone il suo regno, tra cui il “Trump SoHo Hotel” o il “Trump International Hotel & Tower”, entrambi a New York.

I dati, pubblicati su Mobile, sono stati forniti dalla società Foursquare, che, insieme a Swarm, ha registrato le prenotazioni online per la catena di alberghi con marchio Trump. Questi stessi dati ci dicono che il numero di visitatori e clienti era rimasto stabile fino al giugno 2015, quando cioè The Donald ha annunciato ufficialmente di voler correre per la Casa Bianca. Crisi economica e flessioni congiunturali, quindi, sembrano avere poco a che fare con questa perdita: è l’impegno politico di Trump a danneggiare il suo business. Da quando è cominciata la sfida per mettere un punto agli otto anni di interrotto governo democratico, Trump non è riuscito a centrare gli usuali introiti che la stagione estiva faceva affluire nelle sue casse.

La situazione peggiora ulteriormente se si volge lo sguardo all’universo femminile, a conferma del fatto che The Donald non gode di buona opinione nel gentil sesso: la diminuzione di presenze femminili nelle sue proprietà è scesa addirittura del 20 per cento, con un picco del 29 per cento a luglio. Un sondaggio Gallup dello scorso aprile confermava poi che sette elettrici su dieci danno un giudizio negativo del candidato repubblicano (pur non essendo particolarmente attratte, aggiungiamo noi, dalla sfidante Hillary Clinton, che non sfonda anche fra i giovani).
Trump, intanto, si è sbarazzato dei casinò che aveva ad Atlantic City, città costiera del New Jersey famosa per le sue sale da gioco: la motivazione ufficiale è stata uno sciopero indetto dai dipendenti, in uno scenario economico già molto compromesso; ma i dati dicono che, anche in questo caso, il calo delle presenze ha avuto un peso determinante nel prendere tale decisione. Il mese scorso Hillary Clinton, che si trovava proprio ad Atlantic City per la campagna elettorale, ha dichiarato: «Le sue imprese stavano fallendo molto prima che in tutta la città cominciassero i problemi».

Bisogna però fare un’ulteriore precisazione: le strutture targate Trump che si trovano in stati tradizionalmente democratici, come New York, New Jersey, Hawaii e Illinois, e che si basano soprattutto su una clientela locale hanno sofferto di più rispetto a quelle localizzate in stati a forte tradizione repubblicana, come Nevada e Florida. E proprio nello stato di Miami ha sede il lussuosissimo resort “Mar-a-Lago”, che però non è posto sotto le insegne del marchio Trump: la ricerca di Foursquare, infatti, non ha tenuto conto di tutte quelle proprietà che, pur appartenendo al magnate newyorkese, sono solo indirettamente riconducibili a lui.
Insomma, che gli elettori, prima di schierarsi nelle urne, stiano scegliendo anche con il portafoglio non è dato sapere: sarebbe una conclusione affrettata; ma di certo ci sono stati momenti in cui le casse di The Donald erano molto più piene.
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