Basilicata, campo largo nel caos: fallisce la trattativa con Azione. Pd e M5s: noi avanti con Lacerenza

I timori per il Piemonte e le sfide nelle città: senza i centristi vittoria più difficile

Basilicata, campo largo nel caos: fallisce la trattativa con Azione. Pd e M5s: noi avanti con Lacerenza
di Andrea Bulleri
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Venerdì 15 Marzo 2024, 23:04 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 09:42

Bastano meno di 48 ore dalla scelta del candidato del centrosinistra perché il campo largo in Basilicata si trasformi in un campo minato. Con tanto di voci – prontamente smentite – di ripensamenti e passi indietro. E una frattura i cui effetti, temono in parecchi dalle parti del Pd, potrebbero estendersi ben oltre i confini lucani. Da una parte dem e Cinquestelle, che tirano dritto: l’avversario di Vito Bardi alle Regionali del 21 e 22 aprile sarà Domenico Lacerenza. L’oculista 66enne primario del San Carlo di Potenza, 30mila interventi chirurgici all’attivo ma nessuna esperienza politica. Dall’altra Azione, che sbatte la porta: «Non lo sosterremo, il tavolo è fallito», sentenzia a sera Carlo Calenda. Il tutto dopo una giornata sull’orlo di una crisi di nervi in cui gli sherpa del Pd lucano (e non) avevano provato a far tornare sui suoi passi Marcello Pittella, ex governatore e uomo forte di Azione in Basilicata. Che ora potrebbe correre da sé o sostenere Bardi, con cui l’interlocuzione è già in corso da settimane. 

L’AFFONDO

Al di là delle battute degli avversari che già si sprecano («hanno scelto un oculista perché non li hanno visti arrivare», punge Matteo Renzi, mentre da Viva Rai2 ci si mette anche Fiorello: «Dal campo largo al campo visivo»), il nome di Lacerenza continua ad agitare le acque anche in casa dem.

La giornata comincia con la dichiarazione di guerra di un pezzo del Pd lucano, che vive la scelta dell’oculista come un diktat di Roma. «Ritirare la candidatura e convocare la direzione regionale, che non l’ha mai discussa né deliberata», suona il grido di battaglia dei dem locali ribelli. Che lanciano pure una petizione online e insistono: bisogna far correre Angelo Chiorazzo. Il re delle coop bianche inviso ai Cinquestelle a cui molti imputano la scelta del primario originario di Barletta. Lacerenza? Uno «stimato professionista completamente a digiuno di politica», la toccano piano i dissidenti Pd della Basilicata. «Troppo debole» per competere con Bardi. Per qualche ora le voci di un possibile ritiro dell’oculista riprendono piede. Finché a stroncarle arriva lo stop del Nazareno: «Ipotesi prive di fondamento». 

Nel pomeriggio, in ogni caso, le trattative si riaprono. E stavolta al tavolo c’è pure Azione. Che chiede di ripensarci e tornare all’ipotesi iniziale, ossia la corsa di Chiorazzo. O meglio: ai rosso-gialli viene proposta una «rosa di nomi». Con una condizione: «Serve un politico». Niente da fare: Davide Baruffi e Igor Taruffi, che gestiscono la partita su mandato di Elly Schlein, fanno muro. «Il nome è Lacerenza, indietro non si torna». Troppo elevato il rischio di riaprire una partita che si considerava già chiusa, ragionano i dem sull’asse Roma-Potenza. E soprattutto, troppo alte le possibilità che i pentastellati (che nella Regione vantano un consenso di cui non si può fare a meno) si sfilino. «Il nostro candidato è Lacerenza», scandisce a sera Riccardo Lomuti, il grillino incaricato delle trattative da Giuseppe Conte. Del resto, aggiunge il leader 5S a stretto giro, «perché dovremmo cambiare». E pazienza se appena 24 ore prima Romano Prodi lo aveva invitato a uno sforzo di unità («se volete vincere dovete mettervi d’accordo, se volete perdere continuate così», il monito del Professore). 

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TAVOLO FALLITO

A riunione conclusa tira le somme Calenda, che oggi sarà a Matera per incontrare Pittella e decidere il da farsi: «Il tavolo politico è fallito. C’è un veto di Conte su di noi– lamenta – Lacerenza è una degnissima persona, ma fare il candidato non è il suo lavoro. Non lo sosterremo». Con tanti saluti al campo larghissimo formato Abruzzo. C’è chi scommette che Azione virerà su Bardi, con cui Pittella starebbe già trattando da qualche settimana. Ma non è esclusa la corsa solitaria, anche se Calenda aveva escluso di ripercorrere “terze vie” alle Regionali. Intanto anche Italia viva pare sempre più vicina all’endorsement al governatore uscente: «Con lui ho un’amicizia antica», dà la linea Renzi. 

 

Il timore del Nazareno però è che le scorie della Basilicata difficilmente verranno smaltite prima delle prossime sfide. A cominciare dal Piemonte, dove senza opposizioni unite non si può sperare di sfilare la potrona al forzista Alberto Cirio. E dove l’appello di Bonaccini a tener dentro anche il centro pare già un lontano ricordo. Un problema che riguarda pure le città al voto nella stessa tornata, come Firenze (dove i 5S sono spaccati tra sostegno al centrosinistra e corsa a sé). Prima, però, bisogna chiudere il caos Basilicata. Gettare acqua sul fuoco. E, possibilmente, puntare alla vittoria. 

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