La storia di Mamma Ebe ispirò anche un film nel 1985 diretto da Carlo Lizzani. Narra la storia della santona Gigliola Ebe Giorgini. Il film fu presentato in concorso alla 42ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Riportiamo qui l'articolo che scrisse il regista Carlo Lizzani per Il Messaggero nel 2004.
Ho conosciuto Mamma Ebe una ventina d'anni fa, in occasione della preparazione e della realizzazione del mio film a lei dedicato.
Ricordo comunque Mamma Ebe come una donna gentile, disponibile, perfino simpatica. Se vogliamo poi darci una spiegazione dell'influenza che ancora esercita sugli altri e, in generale, della disponibilità di tanta gente a credere nei suoi ”miracoli” e in quelli di tanti suoi colleghi, io adotterei la famosa riflessione di Monsieur Verdoux: ma in fondo, cos'è mai aver ucciso otto donne mentre vedo in libertà i mercanti di cannoni e di armi che hanno sulla coscienza milioni di morti? Ecco, secondo me per capire il fenomeno, e non soltanto quello di Mamma Ebe, teniamo presente che forse questo tipo di suggestioni di cui sono vittime poche migliaia di persone sono solo la punta dell'iceberg di una disponibilità che diventa via via gigantesca da parte di milioni di individui che (per rimanere solo all'ultimo secolo) si sono lasciati soggiogare da personaggi che ben conosciamo: da Mussolini a Hitler, da Stalin a Mao, la storia insegna che centinaia di milioni di persone hanno cercato ”rassicurazione”, certezze, sostegno psicologico nel fascino perverso di questi personaggi.
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Perché tutto questo è avvenuto? Solo per la fragilità psichica non di migliaia ma di milioni di individui? La cosa è stata studiata abbondantemente dagli storici e da tutti gli esperti di psicologia di massa. Dall'antichità fino ai nostri giorni, non facciamo altro che vedere il ripetersi del fenomeno. Un fenomeno che forse continuerà a ripetersi sempre. Anche in epoca contemporanea abbiamo constatato e constatiamo il seguito e il fanatismo suscitati da tanti tiranni e tirannelli del Terzo Mondo. E' un dominio, questo, che non si può spiegare solo col terrore ma contiene in sé quella carica di indentificazione che l'uomo-massa continua a provare. Forse per strapparsi dal grigiore della vita quotidiana. Forse per cedimento a quella fragilità psicologica che è caratteristica delle grandi masse del mondo moderno. Tornando a Mamma Ebe, tutte queste riflessioni non escludono che, come nel caso di Monsieur Verdoux, fenomeni analoghi non debbano essere denunciati e perseguiti. Premesso questo, io li vedrei piuttosto come campanelli di allarme di più ampie manifestazioni di suggestioni di massa che hanno provocato e possono ancora provocare, ovunque nel mondo, tante catastrofi.
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