Quando sull'uscita di Monicelli disse: «Un gesto di lucidità giovanile»

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Sabato 5 Ottobre 2013, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 17:01
Un volo dal terzo piano di un appartamento per Lizzani, quello dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma Monicelli. Un volo nel vuoto -metaforico e reale- ha portato via due grandi del cinema italiano, accomunati dalla stessa sorte finale, Carlo Lizzani e Mario Monicelli.



Il 29 novembre del 2010, infatti, il novantacinquenne Monicelli, regista de I Soliti ignoti e Amici miei si era ucciso lanciandosi, intorno alle 21, dal reparto di urologia dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato.



Un gesto che all'epoca era stato commentato così proprio da Lizzani: «Nasce anche dal fatto -aveva detto il regista - che era un super laico, uno che voleva gestire la sua vita fino in fondo, un gesto da lucidità giovane». E aveva aggiunto: «Quello che fa capire quale sia stata la sua statura è la sua durata nel tempo, nella storia del cinema italiano, prima con Steno, poi durante il periodo di Fellini e Antonioni ha continuato la sua opera intervenendo anche sul tessuto sociale con film come Compagni. È riuscito sempre a stare a passo con il tempo».