L’emergenza rifiuti, il ministro Galletti: «Nuovi impianti subito, Roma rischia il peggio»

L’emergenza rifiuti, il ministro Galletti: «Nuovi impianti subito, Roma rischia il peggio»
di Fabio Rossi
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Giovedì 11 Maggio 2017, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 11:57

Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente, l’emergenza rifiuti di questi giorni nella Capitale era evitabile?
«Da mesi denuncio una situazione romana molto pericolosa. Quando si ha una situazione con più del 50 per cento dei rifiuti del Lazio senza avere impianti adeguati, è chiaro che l’emergenza arriva. Non è solo un problema di spazzamento: una volta che hai tolto i rifiuti dalla strada bisogna trattarli e smaltirli. Su questo fronte sono molto preoccupato, soprattutto in vista della prossima estate».

Un problema strutturale, quindi?
«A Roma si è raggiunta una percentuale di raccolta differenziata di poco superiore al 40 per cento, quindi inferiore alla media nazionale, e si avviano a discarica circa 500 mila tonnellate di rifiuti l’anno. Così di fatto si saturano le discariche regionali ed extraregionali, vista la mancanza di una struttura adeguata nella Capitale».

Ma le istituzioni, nella Capitale, non sembrano avere nemmeno tanta voglia di trovare soluzioni che, inevitabilmente, andrebbero a scontentare qualcuno.
«Lo scaricabarile sulle questioni amministrative non funziona: gli amministratori sono eletti non per scaricare le responsabilità su chi li ha preceduti, ma per risolvere i problemi».

Al momento, sembra che l’emergenza rifiuti sia la prova generale per la prossima campagna elettorale.
«I rifiuti non sono né di destra né di sinistra, vanno esclusivamente smaltiti. Non è più accettabile che una città come Roma continui a mandare i rifiuti in Austria. Questo crea un danno ai cittadini romani, perché il costo del trasporto ricade sulle bollette della Tari, e fa un reali agli austriaci: quel rifiuto, termovalorizzato, diventa poi un bene da vendere sul mercato».

Qualcuno interromperà questo circolo vizioso?
«Tutto ciò in mancanza di un piano credibile, perché quello del Comune di Roma è un libro dei sogni, ci esporrà a possibili sanzioni da parte dell’Unione europea. Questo, da ministro, non lo posso permettere».

Cosa si può fare per evitarlo?
«Mi aspetto che venga presentato a breve un piano di chiusura del ciclo integrato che risponda alle regole comunitarie, che impongono il principio di prossimità: i rifiuti devono essere smaltiti vicino a dove vengono prodotti. Non sono io a dover dire come: ognuno è libero di decidere per il proprio territorio».

Il governo interverrà direttamente, in caso di inerzia delle amministrazioni locali?
«Questa è una misura estrema alla quale non voglio arrivare: mi aspetto che gli amministratori facciano il loro lavoro e si assumano le responsabilità delle proprie scelte».

Pensa a un possibile commissariamento?
«No, non ci ho nemmeno pensato ed è un’ipotesi che oggi non voglio nemmeno prendere in considerazione».
In questi casi, come ricetta magica, si tira sempre fuori l’immancabile incremento della raccolta differenziata.
«Anche se arrivassimo al 70 per cento previsto dalla legge, e siamo ancora lontani, resterebbe comunque una buona parte di rifiuti indifferenziati, per i quali servono impianti. Sono d’accordo con l’ideologia di chi vuole puntare ai “rifiuti zero”, ma vedo che non c’è nessun posto al mondo che non ha impianti».

Insomma, è il Campidoglio che deve darsi una mossa, o tocca alla Regione Lazio?
«La situazione del Lazio è anomala, perché c’è una sola città che produce più della metà dei rifiuti di tutto il territorio, Per questo mi aspetto che il Comune di Roma faccia un passo avanti, verso la Regione, per individuare l’impiantistica necessaria. Dopodiché mi aspetto anche che ci sia un piano regionale complessivo che chiuda il ciclo integrato dei rifiuti».

È pronto a collaborare con l’amministrazione capitolina, a guida pentastellata?
«L’ho detto appena eletta la sindaca Raggi: le mie porte sono sempre aperte, come per tutti i Comuni italiani, per ogni confronto su questi temi».

E in questo primo anno come è andata?
«Pochi incontri, di natura tecnica».

Per luglio ci si attende un’emergenza ancora maggiore, a causa della chiusura per manutenzione degli impianti Tmb dell’Italia settentrionale. Come affrontarla?
«È chiaro che per quest’estate dovremo ancora ricorrere all’esportazione dei rifiuti. Io chiedo che ci sia una soluzione valida per superare l’emergenza, una volta per tutte».

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