Le cinque piaghe/ I romani chiedono soluzioni strutturali non duelli rusticani

di Massimo Martinelli
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Mercoledì 10 Maggio 2017, 00:41
Mai come in questi giorni le cause del degrado capitale provocato dai rifiuti sono evidenti in tutta la loro semplicità. Così come appaiono chiare le soluzioni. 

Eppure, su questa piaga che periodicamente devasta la vivibilità di Roma sembra in corso da giorni - con largo anticipo - una vera e propria campagna elettorale da parte del M5S e del Pd. Perchè il tema della scontro politico in corso in queste ore si scrive “rifiuti” ma si legge “competizione” senza esclusione di colpi in vista delle prossime elezioni. Il piccolo, ma fondamentale, particolare è che questa disfida a colpi di slogan e di accuse incrociate si gioca su un tema che qualifica (o squalifica) l’immagine della Capitale nel mondo. Così come appare squalificante assistere a una battaglia tra istituzioni.

La pulizia delle strade, dei marciapiedi, la raccolta puntuale dell’immondizia e la salubrità del Centro e delle periferie sono temi che non possono essere strumentalizzati sulla pelle dei romani. Ai quali, ovviamente, interessa solo la soluzione del problema contingente: non lo stucchevole botta e risposta che va in scena ogni qual volta se ne presenti l’occasione.

I partiti pensino dunque a collaborare nell’interesse dei romani, cercando - se ci riescono - di guadagnare crediti elettorali risolvendo i problemi reali e non limitandosi a rovesciare - pur in una dialettica legittima - sull’avversario accuse e contumelie che non modificano lo stato delle cose. 

Le cinque piaghe capitali che caratterizzano questa ennesima emergenza rifiuti sono emerse con rovinosa evidenza: si va dalla cronica incapacità di rendersi autosufficienti dopo oltre mezzo secolo di delega alle ditte di Manlio Cerroni, alla superficialità con la quale Ama si dedica alla raccolta; dalla - purtroppo frequente - maleducazione di certi romani che non rispettano le regole dello smaltimento, fino alle responsabilità, ciascuno per la sua parte - di Comune e Regione per l’assenza di strutture adeguate sul territorio di Roma e del Lazio. 
E la prova che la Capitale abbia bisogno di soluzione davvero strutturali è evidente dalla scorsa estate, quando il ministro dell’Ambiente Galletti sollecitò il Campidoglio e la Regione Lazio a realizzare in tempi brevi un termovalorizzatore che - disse all’epoca il ministro - avrebbe messo al riparo Roma dalle periodiche emergenze sui rifiuti. La risposta - quella volta concorde - di Raggi e Zingaretti, fu che la Capitale non aveva bisogno di un impianto del genere. Perchè i problemi di Roma si sarebbero risolti in breve tempo con un aumento “vigoroso” della raccolta differenziata. 

Nove mesi dopo, la differenziata a Roma è ad un livello ancora più basso rispetto allo scorso mese di agosto; l’Ama ha dimostrato tutta la sua incapacità di garantire quel tipo di raccolta virtuosa, mentre Roma paga il prezzo di non avere un impianto di smaltimento all’altezza di una Capitale.
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