L’iter penale è solo agli inizi. Il Tribunale dei Minorenni si era però già mosso su sollecitazione degli assistenti sociali, che da tempo conoscevano quella realtà. L’uomo, già ricoverato per problemi di alcolismo, chiedeva la presenza dei figli durante le liti con la moglie, alla quale si rivolgeva con epiteti inimmaginabili. «La sua presenza in casa destabilizza i figli - si legge nel provvedimento - vanificando i risultati del progetto di supporto». E la mamma? «Non riesce a tutelare i figli dalle liti coniugali”, scrivono ancora i giudici. La sentenza è pesante: ragazzi in comunità, con facoltà per la madre di seguirli, e sospensione della potestà genitoriale paterna. L’uomo può vedere i ragazzi solo in incontri protetti. Il 28 marzo c’era stata l’ultima aggressione ma quel giorno, spiega la 35enne, le cose sono cambiate.
«Siamo andati via da casa nostra e io dissi ai miei figli “non torniamo più, bambini miei, ricostruiremo il nostro futuro”» racconta la donna. Madre e figli si sono rifugiati dai nonni materni. «Qui ci sentiamo tutelati, ci conoscono tutti e tutti vogliono aiutarci». La donna ha anche ricevuto proposte di lavoro «i ragazzi possono essere seguiti psicologicamente anche qui, invece tra il 21 e il 23 giugno dovranno presentarsi in comunità».
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