Quella mattina Lorenzo si era sentito male e i suoi genitori lo avevano portato all’ospedale di Sant’Omero. Aveva la tosse e un persistente dolore alla spalla destra. Dopo la visita al pronto soccorso e gli esami, il 14enne era stato dimesso. La diagnosi: una polmonite. Ma a casa Lorenzo si era sentito di nuovo male. I dolori erano peggiorati e i familiari avevano chiamato l’ambulanza. Stavolta era stato trasportato all’ospedale di Giulianova dove, però, era arrivato in condizioni già disperate. Il pomeriggio il decesso.
A far scattare l’inchiesta giudiziaria è stata la denuncia dei genitori. Secondo l’accusa i due medici avrebbero commesso "imprudenza, negligenza ed imperizia, nonchè per colpa specifica, consistita nella violazione delle norme dettate dall’arte medica secondo il miglior grado di scienza ed esperienza – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio -, omettendo di seguire un accurato monitoraggio delle condizioni cliniche di Lorenzo Panichi e un’adeguata valutazione della gravità del quadro clinico, diagnosticavano al paziente medesimo “polmonite dx”, quand’era invece in corso la rottura/dissezione a livello dell’arteria anonima, ne decretavano le dimissioni alle successive ore 13.04, cagionando, per effetto dell’omesso corretto approccio diagnostico-differenziale, il decesso del paziente per “shock emorragico successivo a rottura dell’aorta ascendente”, verificatasi alle ore 16.30 all’ospedale di Giulianova". Quando Lorenzo arrivò a Giulianova, insomma, per lui non c’era già più niente da fare. A Sant’Omero, invece, il 14enne forse si sarebbe potuto salvare se solo fosse stata fatta una diagnosi corretta della rottura dell’aorta, in quel momento ancora in fase iniziale. E la morte si sarebbe potuta scongiurare con un tempestivo intervento cardiochirurgico.
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