Rifiuti Frosinone, la Corte dei Conti indaga sui benefit trattenuti dalla Saf: presunto danno erariale di 3 milioni

I soldi dovuti al Comune di Colfelice

Rifiuti Frosinone, la Corte dei Conti indaga sui benefit trattenuti dalla Saf: presunto danno erariale di 3 milioni
di Pierfederico Pernarella
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Giovedì 29 Febbraio 2024, 12:01

Non solo conguagli e Comuni morosi, per la Saf, la società pubblica che gestisce l'impianto di trattamento dei rifiuti a Colfelice, un altro nodo delle gestioni passate sta venendo al pettine: quello del benefit ambientale, ossia il ristoro dovuto al Comune sede dell'impianto. Quello in particolare dovuto al Comune di Colfelice.

Dopo anni di carte bollate, ora sulla vicenda vuole vederci chiaro la Corte dei Conti che ha aperto un procedimento istruttorio sul presunto danno erariale causato dal mancato versamento del benefit.

Proprio ieri il Comune di Colfelice ha inviato tutta la documentazione - circa 700 pagine - alla magistratura contabile. Secondo i calcoli del Comune, la Saf non ha versato all'ente oltre 3 milioni di euro, somma che si riferisce agli ultimi 4 anni. Ma perché s'ipotizza il danno erariale? Il motivo è semplice: il benefit ambientale ai Comuni sede d'impianto è un costo fisso della tariffa (circa il 4 per cento) che i Comuni pagano alla Saf per il trattamento dei rifiuti. Quindi la Saf che incassa i soldi dei Comuni, dovrebbe poi rigirare la percentuale del benefit al Comune. Ma ciò non avviene in maniera puntuale. Il problema è che il Comune, essendo un'entrata certa, lo prevede in bilancio ma poi il capitolo resta scoperto. Quindi la Corte dei Conti ha invitato i soggetti interessati - Comune di Colfelice e Saf - a fornire i chiarimenti.

Il termine ultimo per inviare la documentazione scade oggi. Il problema, come detto, si trascina da tempo. Con esiti anche paradossali. Quando il Comune di Colfelice ha reclamato il pagamento di benefit arretrati per circa un milione di euro, la Saf si è opposta e il caso è finito in tribunale a Cassino. Sono trascorsi un paio di anni dall'avvio della causa e il Comune, per incassare una somma dovuta, è stato costretto a sborsare già circa 55mila euro per le spese legali.

Ora però il caso è finito sotto la lente della Corte dei Conti. Si riuscirà a trovare un accordo per sanare la questione? Il sindaco di Colfelice, Bernardo Donfrancesco, è meno pessimista rispetto al passato: «Con il cambio di governance alla Saf, ora guidata dal presidente Fabio De Angelis, c'è maggiore dialogo. Abbiamo ricevuto un acconto di 300mila euro e abbiamo registrato la volontà di arrivare ad una transazione, per noi auspicabile».

LE GRANE

Si parlerà anche di questo nell'assemblea dei sindaci convocata per il 9 marzo. All'ordine del giorno i conguagli inviati ai Comuni, per circa 14 milioni di euro, riferiti alla differenza da pagare per l'aumento della tariffa nel periodo 2019-2022. Soldi che i Comuni dovranno recuperare dalla tassa sui rifiuti, con il rischio di una stangata per famiglie e imprese. C'è poi la questione delle morosità dei Comuni non in regola con il pagamento dei costi per lo smaltimento dei rifiuti. Anche in questo caso la somma è elevata: ballano circa 14 milioni di euro.

Grane finanziarie che stanno mettendo a dura prova i conti della Saf e s'incrociano con il nodo dell'impiantistica. L'aumento dei costi per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, ha sostenuto il presidente della Saf Fabio De Angelis, sarebbe stato causato dalla chiusura della discarica di Roccasecca e dall'assenza di impianti per il trattamento dei rifiuti organici (quelli ciociari vengono spediti al Nord).

Il nodo discarica è stato al centro della riunione della Consulta dei sindaci del Cassinate. Dai primi cittadini arriva un secco no all'ipotesi di riapertura della discarica di Roccasecca di proprietà della Mad, chiusa tre anni fa: «Nessuno provi ad imputare l'aumento dei costi preannunciato in questi giorni da Saf - ha detto il sindaco Giuseppe Sacco - alla chiusura della discarica magari per giustificarne l'esigenza di una riapertura perché i conguagli che verranno contabilizzati e che pagheranno i cittadini sono relativi a costi maturati fino al 2020 quando la discarica era ancora aperta».

E la Consulta, oltre ad inviare un documento per ribadire la contrarietà alla riapertura del sito dei Cerreto, come sollecitato dal sindaco di San Giovanni Incarico Paolo Fallone, ne invierà un altro per sollecitare la Provincia ad un confronto con i Comuni per l'individuazione dell'area per costruire una nuova discarica. Nello studio commissionato al Politecnico di Torino erano stati individuati 45 aree in altrettanti Comuni. Un'indicazione troppo vaga che non ha avuto alcun seguito. Da allora la Provincia sul tema è rimasta con le mani in mano.
Pierfederico Pernarella
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