Detenuto suicida a Frosinone, la sorella: «Perché è stato lasciato solo?»

A dare l'allarme un vicino di cella che gli faceva domande e che non riceveva risposte

L'ingresso del carcere di Frosinone
di Giovanni Del Giaccio
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Sabato 2 Settembre 2023, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 08:33

Si attende l'esito dell'autopsia prima di fissare il funerale dell'uomo di 35 anni che si è suicidato in carcere a Frosinone. Il detenuto - che sembra avesse problemi di depressione - era ancora vivo quando è stato soccorso, ma purtroppo per lui non c'è stato nulla da fare ed è deceduto in ospedale. A dare l'allarme un vicino di cella che gli faceva domande e che non riceveva risposte. La sorella della vittima ha affidato all'avvocato Marco Maietta la diffusione di una nota e preannuncia un esposto in Procura che sarà inviato anche al ministro della giustizia Nordio, al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e al garante dei detenuti «affinché sia fatta piena luce sulle ultime ore di vita di mio fratello e siano valutate le condotte di tutti. Nessuno me lo restituirà, ma forse nessun altro farà questa morte così triste». La donna sottolinea come il fratello sia «morto solo e questo per me è inaccettabile, non riesco a darmi pace e non riesco a spiegarmi perché sia stato collocato in cella da solo nonostante le sue problematiche psichiatriche. In carcere tutti sapevano delle sue condizioni e tutti sapevano che negli ultimi giorni aveva già posto in essere atti di autolesionismo: perché lasciarlo solo? Perché non inserirlo in cella con altri detenuti. Perché non predisporre una sorveglianza adeguata h24?». A questo ha risposto indirettamente, nelle ore successive al suicidio, il "Sappe", sindacato di polizia penitenziaria, che lamenta l'assenza di agenti e quindi controlli difficili da attuare.

La donna si dice «sconvolta e indignata, mio fratello è deceduto alle 22.25 all'ospedale Spaziani e nessuno mi ha avvisato. Sono ancora in attesa che dal carcere mi diano una comunicazione. Dalla sera del 30 agosto nessuno mi ha informato, né dal carcere né dall'ospedale». Telefonate sono state fatte, ma a quanto pare non c'è stata risposta, mentre la sorella della vittima afferma di aver saputo del decesso «oltre dodici ore dopo, quando i familiari di altri detenuti hanno avvisato telefonicamente mio marito». Ancora: Mi chiedo: sono stati tempestivi i soccorsi? Poteva salvarsi? Certamente non avrebbe mai potuto uccidersi se non fosse stato in cella da solo. Non meritava di morire così».
«Invito le autorità istituzionali e regionali ad attivare, da subito, un tavolo permanente regionale sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la Polizia Penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno per oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale. È solo grazie ai poliziotti penitenziari di Frosinone che non abbiamo contato un altro morto tra le sbarre». È quanto dichiarato da Donato Capece, segretario generale del Sappe. La stessa sera, infatti, un altro detenuto avrebbe tentato il suicidio.
 

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