La famiglia Bottega e il negozio di Eufemia, la storia dei mercanti di stoffe di Isola Liri da oltre un secolo

L'attività alla quarta generazione ora guidata dal nipote Daniele

La famiglia Bottega e il negozio di Eufemia, la storia dei mercanti di stoffe di Isola Liri da oltre un secolo
di Gianpiero Pizzuti
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Lunedì 22 Aprile 2024, 08:54

I mercanti di stoffe. Pensavamo che esistessero ancora solo in qualche sbiadito ricordo della nostra adolescenza quelle piccole botteghe dove si entrava mano nella mano con la propria madre e all'improvviso ci si ritrovava immersi in un universo di colori. Ad Isola del Liri quello di Eufemia è il negozio più antico della città con i suoi 110 anni di attività.

Oggi che è tutto a buon mercato, preconfezionato, dozzinale, immediato, dove il prezzo aggiusta tutto ai danni della qualità, l'esercizio dei Bottega resta un punto di riferimento. «Le stoffe non hanno subito flessioni, mantengono il loro mercato - conferma Fernando Bottega -.

Anzi, le vendite sono aumentate». Dal 1914 i tessuti isolani sono venduti dalla stessa famiglia, quella dei Bottega, oggi siamo alla quarta generazione con il trentenne Daniele, che ha ereditato da papà Fernando l'attività nel 2017.

TUTTO È PARTITO DA NAPOLI

LA storia ha inizio dalla polvere delle strade battute dalle carrozze, che da Napoli attraversavano la città fluviale. Un venditore di stoffa partenopeo, Giuseppe Bottega, itinerante nei mercati del Sorano, conosce Aurora, dolce fanciulla di Isola del Liri. I due si sposano durante il primo conflitto mondiale e dalla loro unione nascono tre figli, Ernesto, Carlo e Domenico. La famiglia Bottega continua la vendita nei mercati, sino al 1951, quando Ernesto decide di fermarsi ad Isola del Liri per aprire il suo negozio nel cuore del centro di fianco alla chiesa di Sant'Antonio.

Ernesto, però, a soli 36 anni muore, lasciando a sua moglie Eufemia Belli, di Monte San Giovanni Campano, due bimbi in tenera età, Ugo e Fernando, ed un negozio da portare avanti. Eufemia ci sa fare, siamo nel boom industriale per la città: «Mia madre era un'ottima venditrice racconta suo figlio Fernando qui era tutto un fervore con le fabbriche D'Ambrosio, Mancini, Pisani, Lanificio San Francesco, Sestriere, Boimond, Costantini, tutte le operaie venivano a far spesa da noi. Prendevano il materiale e segnavano, tutto basato sulla parola. In realtà c'era un accordo con ogni fabbrica che aveva scelto al suo interno una responsabile per i pagamenti. Era lei che veniva a saldare la spesa non solo garantendo la loro regolarità, ma anche stilando una rateizzazione accessibile a tutti. Un'economia basata sulla fiducia, qui tutti lavoravano e tutti si conoscevano». Fernando Bottega racconta anche il periodo legato al culto dei morti a novembre: «Mia madre aveva un conto aperto con chi nella zona di Castelliri coltivava i crisantemi. Dava la stoffa prima dei "Morti" e dopo la vendita dei fiori passavano a saldarla».

UN MERCATO ANCORA VIVO

Il negozio dal 1951 è rimasto in via Pietro Dell'Isola, nel cuore della città, fino al 1999 quando è stato trasferito in via Napoli, dove c'era la tipografia Cellupica e dov'è tuttora: «Prima non esistevano le lenzuola a misura, bisognava crearle racconta Fernando e molte donne compravano grossi quantitativi di lino, semi lino, cotone per cucirle in casa, così dividevano la spesa tra loro risparmiando».

Ma il mercato delle stoffe è vivo? «Più di prima sottolinea Daniele, il figlio di Fernando la gente è tornata al metraggio e accantonando il confezionato, perché ha un prodotto di altissima qualità su misura e risparmia. In alcuni periodi dell'anno come quello delle cerimonie le sartorie sono oberate di lavoro, forse ce ne vorrebbe qualcuna in più, perché la gente è tornata da noi per i vestiti da spose dove vanno per la maggiore tulle ricamati, seta, duchesse, taffetà, shantung».

Daniele Bottega, classe 1993, perché restare dietro a questo bancone? «Perché era un sogno di mia nonna Eufemia che questo negozio non avesse mai fine e poi come potrei abbandonare questo mondo tra rasi e sete? Sono ammaliato e stregato da questi tessuti, ormai sono la mia vita, non potrei realizzarmi altrove».

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