Argil torna in Ciociaria dopo 30 anni: il cranio dell’Uomo di Ceprano in mostra a Pofi per la prima volta

Il reperto fossile dell’Homo Cepranensis, tra i più antichi in Europa, verrà esposto nel Museo preistorico in occasione del trentesimo anniversario della scoperta. Ha perso la faccia, ma lo conoscono e apprezzano in tutto il mondo.

Argil torna in Ciociaria dopo 30 anni: il cranio dell’Uomo di Ceprano in mostra a Pofi per la prima volta
di Marco Barzelli
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Giovedì 29 Febbraio 2024, 06:30

Il cranio di “Argil”, nomignolo dell’Homo Cepranensis vissuto nel Paleolitico, torna in Ciociaria dopo ben trent’anni. L’archeologo Italo Biddittu lo scoprì il 13 marzo 1994 a Ceprano, nella frazione di Campogrande, e appartiene a uno dei più antichi europei di cui si ha traccia.

Il resto fossile verrà esposto nel Museo preistorico della confinante Pofi in occasione del trentesimo anniversario della scoperta. Viene concesso per un mese dal “Servizio di antropologia” della soprintendenza per i beni archeologici del Lazio.

«Occasione unica per vedere Argil»

Il Comune di Pofi non può che annunciare «un evento storico che segna un capitolo fondamentale della nostra eredità culturale, visto che abbiamo l'onore di ospitare per la prima volta al grande pubblico il reperto originale, testimone di una storia di 400.000 anni fa».

Segue l’invito alla massima partecipazione: «Dal 13 marzo al 13 aprile preparatevi a vivere un viaggio indimenticabile attraverso il tempo presso il “Museo Preistorico di Pofi "Pietro Fedele". È un'occasione unica per ammirare da vicino uno dei reperti più significativi per la comprensione delle origini umane in Europa».

In arrivo la scatola cranica ricostruita con i cinquanta frammenti man mano ritrovati nell’allora cantiere stradale di Campogrande.

Ci sono voluti cinque anni per salvare e rimettere insieme i pezzi del cranio, che risulta senza fronte e faccia, purtroppo andate perdute.

La ricostruzione del cranio

È l’uomo rimasto senza faccia, ma ormai conosciuto in tutto il mondo come “Argil”. Lo ha soprannominato così lo scopritore Biddittu, ormai storico presidente del Museo preistorico di Pofi.

La ricostruzione è un lavoro d’eccellenza, svolto inizialmente da una squadra guidata dal professor Antonio Ascenzi, a suo tempo presidente dell’Istituto italiano di paleontologia. A coadiuvarlo, oltre a Biddittu, il geologo Aldo Segre.

A seguire i contributi di specialisti come il sudafricano Ron J. Clarke e la francese Marie Antoinette de Lumley.  “Argil, l’Uomo di Ceprano”, come si accentua nell’omonimo testo promosso dall’Istituto di paleontologia, «apre un mondo di ricerche che potranno gettare nuova luce sul nostro passato e sull’ evoluzione umana».

La scoperta dell'archeologo Biddittu

La scoperta avvenne dopo 25 anni di ricerche. Viene raccontata nel testo curato da Giorgio Manzi, Luca Morsella e Barbara Saracino, poi aggiornato da Biddittu. «Mentre scrutava la terra, smossa e inumidita dalle recenti piogge, con occhio di chi sa riconoscere le stratigrafie geologiche - raccontano gli studiosi - Biddittu notò qualcosa nello strato argilloso».

«Si trattava di un piccolo frammento, qualche centimetro appena, d’osso - vanno avanti -. Scrutando per bene nel terreno sezionato dai mezzi meccanici, apparve allora “in situ” la massiccia arcata orbitaria di un cranio umano».

Era ricoperto da uno strato di argilla, da cui è tratto l’affettuoso soprannome. «Giaceva al di sotto del livello a ghiaie con manufatti acheuleani della serie del limitrofo giacimento di Colle Avarone - si legge ancora -. In seguito alla ormai nota datazione del giacimento di Anagni Fontana Ranuccio, attribuì al reperto la data di mezzo milione di anni».

«Senza faccia per colpa delle ruspe»

Da lì in poi il ritrovamento e la ricomposizione degli altri frammenti di cranio. «Dalle nostre parti non si erano mai visti i resti fossili di un essere umano così arcaico - si sottolinea -. Ne è venuto fuori un cranio di proporzioni massicce, appartenuto a un poderoso maschio adulto di una specie estinta del genere Homo». È lo stesso genere dell’Homo Sapiens, l’uomo moderno.  

«Purtroppo, nonostante i tentativi reiterati, non si è riuscito a trovare altri resti fossili dello stesso individuo, ma solo decine di manufatti litici sia più antichi che più recenti del cranio - riportano ancora -. E l’uomo di Ceprano resterà per sempre senza faccia, forse danneggiata dalle ruspe durante i lavori. Ma anche così, il cranio rimane un reperto di straordinaria importanza per la determinazione dell’evoluzione umana in Europa».

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