Expo15, 130 artisti per raccontare la madre nella storia dell'arte

Expo15, 130 artisti per raccontare la madre nella storia dell'arte
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Giovedì 27 Agosto 2015, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 13:05
Rimarrà aperta al pubblico fino al 15 novembre 2015 La Grande Madre, la mostra a cura di Massimiliano Gioni promossa dal comune di Milano e ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expo 2015 con Bnl Gruppo Bnp Paribas come main sponsor.



L’esposizione, nelle sale del palazzo Reale di Milano, attraverso le opere di oltre centotrenta artisti internazionali, indaga l’iconografia e la rappresentazione della maternità, anche come potenza creatrice e generatrice, nell’arte del XX secolo, dalle avanguardie ai giorni nostri. “La Grande Madre”, seguendo un ideale filo logico che lega la figura femminile della madre nella storia dell’arte, rappresenta al meglio il concetto di “nutrizione”, tema centrale dell’Expo 2015.



Attraverso oltre 400 opere, di artisti, scrittori e registi internazionali insieme a documenti e ad altre testimonianze figurative - provenienti da una ventina di musei nel mondo, oltre che da fondazioni, archivi, collezioni private e gallerie - e un allestimento di 2.000 metri quadrati articolato in 29 sale al primo piano di Palazzo Reale, La Grande Madre analizza l'iconografia e la rappresentazione della maternità nell'arte del Novecento, dalle avanguardie fino ai nostri giorni.



Dalle veneri paleolitiche alle cattive ragazze del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell'arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre. Partendo dalla rappresentazione della maternità, l'esposizione si amplia per passare in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri.



Qualche decennio prima gli scritti di Sigmund Freud e le sue osservazioni sul complesso di Edipo avevano trasformato i rapporti familiari e le relazioni tra madri e figli in un dramma di desideri sessuali e tensioni represse che avrebbero segnato l'intero Novecento. Queste atmosfere ritornano trasfigurate nei disegni e nelle incisioni coeve di Alfred Kubin ed Edvard Munch. Nelle prime sale della mostra si alternano visioni allucinate all'immagine didascalica della maternità divulgata a fine Ottocento attraverso le fotografie di Gertrude Käsebier e i film della prima regista cinematografica donna Alice Guy-Blaché.



Una sezione della mostra è incentrata sulla partecipazione delle donne alle avanguardie storiche e, in particolare, ai movimenti futurista, dadaista e surrealista. Le sale dedicate al Dadaismo raccontano la nascita del mito della donna meccanica e automatica - la figlia nata senza madre come la battezzò Francis Picabia - collocandola nel panorama sociale in rapidissimo mutamento degli anni Dieci e Venti, sia in Europa sia in America. Passando dalle macchine celibi di Marcel Duchamp, Picabia e Man Ray, alle bambole meccaniche di Sophie Taeuber-Arp, Emmy Hennings e Hannah Höch, fino alle performance irriverenti della Baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven, la mostra descrive le relazioni pericolose che all'inizio del Novecento si intrecciarono tra biologia, meccanica e desiderio.



Il culto della donna nel Surrealismo è analizzato attraverso cinquanta collage originali da La donna 100 teste di Max Ernst, esposti accanto a opere e documenti di André Breton, Hans Bellmer, Salvador Dalí e altri. Esposte anche opere di Leonora Carrington, Frida Kahlo, Dora Maar, Lee Miller, Meret Oppenheim, Dorothea Tanning, Remedios Varo, Unica Zürn e altre artiste dell'epoca, la cui fama è stata a lungo oscurata da quella dei loro colleghi uomini.



Nella seconda parte della mostra al centro dell'attenzione le rivendicazioni dei movimenti femministi con artiste assai diverse tra loro come Carla Accardi, Joan Jonas, Mary Kelly, Yoko Ono, Martha Rosler, Valie Export e altre che descrivono lo spazio domestico come un luogo di tensioni e soprusi, rimettendo in discussione la divisione del lavoro e dei ruoli sessuali negli ambienti della casa e della famiglia.



Arricchiscono poi il percorso molte installazioni importanti di Jeff Koons, Thomas Schütte, Nari Ward e opere di rilievo di Thomas Bayrle, Constantin Brancusi, Maurizio Cattelan, Lucio Fontana, Kara Walker.



Dalla mostra emerge un'immagine della madre come proiezione di desideri, ansie e aspirazioni individuali e collettive, maschili e femminili. Forse un'immagine meno rassicurante di quella consueta a cui ci hanno abituato la pubblicità e la retorica, ma decisamente più complessa e potente.



Bnl ha promosso negli anni diverse iniziative socio-culturali, legate al mondo dell’arte in generale, della fotografia in particolare, rafforzando così il proprio interesse per lo sviluppo dell’arte contemporanea. Ne è un esempio la mostra fotografica e di video arte dal titolo ”the sea is my land. Artisti dal Mediterraneo”, che la Banca ha ideato e realizzato per celebrare il proprio Centenario.



La mostra presentata per la prima volta al Maxxi di Roma è stata poi esposta, nel 2014, alla Triennale di Milano e, nel marzo di quest’anno, una selezione dei lavori fotografici è approdata a Bari, presso il Palazzo della Provincia. Alcune delle opere parte di “the sea is my land” sono state acquisite dalla Banca, andando ad arricchirne il patrimonio artistico.



Il patrimonio artistico di BNL conta, ad oggi, circa 5.000 opere: da statue di epoca romana a capolavori dell’arte classica e moderna (Canaletto, Lotto, Corot, Monachesi, Spalmach, de Chirico, Savinio, Donghi, Mafai, Guttuso, Morandi) nonché, quadri, sculture, incisioni e lavori fotografici di artisti contemporanei (Mario Schifano, Giacinto Cerone, Claudio Verna, Maria Dompè, Mario Ceroli, Elisabetta Benassi, Adrian Paci).