Banche, Nicola Maione «Verso una fase nuova del consolidamento Mps sarà protagonista»

Il presidente delinea le strategie per il nuovo anno: «L’Italia è un Paese ricco di risorse I mercati finanziari? Hanno imparato la resilienza»

Banche, Nicola Maione «Verso una fase nuova del consolidamento Mps sarà protagonista»
di Rosario Dimito
4 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Dicembre 2023, 11:17

Presidente Nicola Maione, quale sarà l’Italia che verrà? 
«L’Italia è un Paese ricco di risorse. Abbiamo un patrimonio storico, culturale e artistico inestimabile apprezzato in tutto il mondo, oltre ad una produzione agroalimentare e manifatturiera di eccellenza. Si tratta di ambiti nei quali, con l’implementazione di un adeguato tasso d’innovazione, si potrà continuare ad essere competitivi nei confronti del resto del mondo». 


Il nuovo anno eredita un andamento dei mercati refrattari alle insidie delle guerre, congiunturali e politiche, pensa che questo ciclo possa continuare? 
«In effetti, la più grossa sorpresa che ci lasciano i mercati finanziari in questo 2023 è l’estrema resilienza verso tutte quelle insidie. Dopo la sorpresa iniziale, i mercati hanno imparato a convivere con queste situazioni». 
Le principali incognite sono i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, l’inflazione che rallenta ma c’è sempre, i tassi destinati a restare alti. Come se ne esce? 
«Il quadro che abbiamo di fronte è insidioso. Il rallentamento economico che ci si attendeva per il 2023 potrebbe materializzarsi nel 2024. In particolare, ciò che traspare dai dati è il pericolo di una situazione di stagnazione che potrebbe profilarsi nel prossimo anno. Contestualmente l’inflazione dovrebbe continuare a rallentare. In questo contesto, le Banche Centrali potrebbero trovarsi nella condizione di tagliare i tassi d’interesse, alleviando così gli effetti di una morsa monetaria che nel lungo periodo rischierebbe di diventare problematica per le imprese e i consumatori». 
Il debito continua a essere lo scoglio maggiore per noi, le privatizzazioni da sole non bastano, vero? 
«Quello dell’alto debito pubblico è un tema centrale per l’Italia, su cui l’Europa ci guarda con attenzione. Le privatizzazioni possono essere uno degli strumenti da considerare, complici anche le buone condizioni dei mercati, ma devono essere inserite all’interno di un quadro di misure più ampio e organico che guarda alla crescita. E in questa partita un importante ruolo ce l’avrà la capacità di attuare gli investimenti previsti grazie alle risorse del Pnrr e raggiungere gli obiettivi che abbiamo dichiarato e sui quali verremo testati».
Mps, una delle principali banche italiane, è un osservatorio dell’economia: gli impieghi frenano, le imprese sono spaventate dal costo del denaro, durerà a lungo questa situazione? 
«Come confermano gli ultimi dati, il rallentamento economico e l’incremento dei costi di finanziamento incidono sulla situazione finanziaria delle imprese. In effetti, in scia alla riduzione degli ordinativi e all’aumento del costo del denaro, si inizia a registrare un rallentamento delle richieste di finanziamento da parte delle aziende che deve tenerci costantemente impegnati nell’evitare che questo si traduca in una mancata crescita». 
Pensa che il Pnrr, superate le varie difficoltà, possa dare una spinta alla ripresa? 
«Il Pnrr, come già indicavo, è una leva cruciale ed è indubbio che possa rappresentare per il nostro Paese un aiuto per contrastare la stagnazione prevista per il prossimo anno».
Al di là di tutto, il sistema bancario europeo, e italiano in particolare, regge bene l’urto di una congiuntura difficile, come mai? Non sarà solo l’effetto benefico del margine di interesse favorevole? 
«Il sistema bancario europeo e quello italiano in particolare hanno registrato un forte aumento della redditività nel 2023, anche grazie alla crescita del margine di interesse. Per quanto riguarda Banca Mps questo posizionamento non può essere attribuito solo ai tassi, bensì ad un preciso e virtuoso percorso di crescita impostato con il Piano industriale 2022-2026. Abbiamo sempre lavorato in maniera incessante sin dal 2017, anno del mio primo insediamento come semplice componente del Cda della Banca, e il duro lavoro sin qui fatto ha portato a raggiungere gli ottimi risultati oggi conseguiti».
La terapia Maione-Lovaglio ha rimesso in pista un istituto che ha requisiti patrimoniali eccellenti: può ballare da solo? 
«Banca Mps è una banca con oltre 550 anni di storia che affonda le sue radici nei territori italiani ed era doveroso far emergere il suo grande valore. Questo è avvenuto grazie al grande lavoro fatto, a cui hanno contribuito tutti i dipendenti che ringrazio di vero cuore per la dedizione dimostrata in questi anni. Abbiamo tutti quanti creduto in un progetto, tutti quanti remato nella stessa direzione. Oggi Monte dei Paschi di Siena è tra le migliori banche del panorama italiano, con una redditività che continua a crescere. I risultati ottenuti fino ad oggi sono solidi e aggiungo sostenibili». 
Ritiene che il 2024 sia l’anno giusto del risiko? Tutti hanno gli occhi puntati sul Montepaschi. Che dice? 
«Mi preme sottolineare innanzitutto che Mps è tornata ad essere un asset attraente per il mercato, come testimoniato dalla performance azionaria, dall’aumento di capitale e dal successo del collocamento del 25% del capitale da parte del Mef e continuerà ad essere concentrata a rafforzare e proseguire il suo percorso di crescita.

Per quanto riguarda il consolidamento del sistema bancario italiano, quella che ci aspetta potrebbe essere effettivamente una fase favorevole. Di conseguenza, le opzioni sono molteplici e tra queste anche un’eventuale operazione di aggregazione propedeutica alla nascita di un polo bancario forte, obiettivo ribadito più volte dal Governo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA