Il controllo di Pignataro sui dati sensibili italiani: l’uomo d’affari bolognese ha il 100% di Cerved e Cedacri (acquisiti a debito)

Ora vuole Prelios ma aspetta l’ok completo del Golden Power e il via libera di Bankitalia

Il controllo di Pignataro sui dati sensibili italiani: l’uomo d’affari bolognese ha il 100% di Cerved e Cedacri (acquisiti a debito)
di Rosario Dimito
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Venerdì 1 Marzo 2024, 11:18
ROMA Da alcuni giorni è tornato all'attenzione delle banche Andrea Pignataro, rampante uomo d'affari bolognese, residente in Svizzera, riservato fino ad essere misterioso, con il pallino di società che custodiscono dati sensibili (ne ha acquisite 33 in 15 anni). Il Dipartimento del Golden Power di Palazzo Chigi gli avrebbe concesso l'autorizzazione all'acquisizione della maggioranza di Prelios, gruppo attivo nei servizi immobiliari specialistici, che gestisce anche crediti deteriorati; ma non avrebbe autorizzato la fusione fra X3 Finance Holding Ltd, società da lui costituita e indebitata per 640 milioni con sei istituti per acquisire la stessa Prelios. Si tratta della fusione che si fa sempre in queste acquisizioni: serve a trasferire il debito acceso con le banche sulla società che viene acquistata e che sarà poi in grado di ripagarlo perchè produce ebitda (margini).

L'OPERAZIONE

E pertanto le banche sono ancora in attesa di trasferire il pegno a garanzia del credito da una società-veicolo vuota alla società target che ha un conto economico (e i soldi). E oltre all'ultimo via libera dell'organo vigilante sugli assetti di imprese strategiche, manca anche l'ok di Bankitalia, in quanto Prelios possiede una sgr.
Ma la nuova mossa di Pignataro, capo di Ion Group, conglomerata di intelligence finanziaria con una moltitudine di controllate all'estero, che qualcuno ironicamente ha definito una Bloomberg italiana perchè ha in portafoglio società che gestiscono dati sensibili di privati e imprese, suscita anche per questo una certa diffidenza. Il gruppo Ion pare abbia un enterprise value di 45 miliardi e ebitda di 2 miliardi. Ma è il livello di indebitamento che crea preoccupazione: 16 miliardi di dollari concentrati in 10 società estere, secondo le ricostruzioni aggiornate che girano fra gli istituti. Da un anno sta tentando di acquisire Prelios che gestisce crediti difficili da rimborsare più Utp (gli ex incagli) che sono inadempienze probabili. Di fatto, è una cassaforte degli andamenti di imprese che spaziano da quelle che non se la passano al meglio fino alle aziende che sono a un passo dal default.
L'eventuale acquisto di Prelios si andrebbe ad aggiungere alle partecipazioni in altre due società custodi dei dati sensibili, senza considerare le partecipazioni di minoranza detenute in Cassa di Volterra (32%), Mps (2%), Illimity (9,6%). Una di queste è Cerved, storica società che ha sempre fatto valutazioni del merito di credito delle imprese: ha i bilanci che elabora sulla base di analisi della situazione economica e patrimoniale. Adesso Cerved fa anche consulenza di marketing e analisi dei mercati, clienti e competitor. Oltre a Cerved, Ion possiede Cedacri, attiva nell'outsourcing informatico per il sistema finanziario e bancario. Sul mercato questa concentrazione della gestione di dati particolari delle attività delle imprese, molte dei quali dovrebbero rimanere riservati, crea diffidenza più della situazione patrimoniale di Ion, un gruppo che non ha un bilancio consolidato, da cui poter trarre con precisione lo stato di salute. «Avere un monopolio di dati - spiega al Messaggero Antonello Soro, ex presidente dell'Autorità Garante della privacy implica il rispetto di alcune norme essenziali, dettate dal Regolamento europeo sulla protezione dati. Tra queste vi è anche l'obbligo per il titolare del trattamento di procedere, in ipotesi caratterizzate da un certo rischio per i tipi di dati trattati (sensibili, giudiziari ecc.) a una valutazione d'impatto». Ma non solo, l'ex Garante Privacy va oltre: «L'attività di questa holding dei dati finanziari sensibili, dovrebbe essere sottoposta al controllo dell'Autorità competente, che è appunto l'Autority della privacy, che dovrebbe procedere a puntuali verifiche periodiche».

LE VARIE LINEE

Queste riserve espresse da un ex vigilante della riservatezza aggiungono perplessità diffuse nel sistema bancario che ha gestito le richieste di crediti da parte di Pignataro. L'ultima operazione di finanziamento riguarda il supporto finanziario per acquisire appunto Prelios: dei 640 milioni, 600 sono un term loan a cinque anni che sarà ripartito fra Bnp Paribas, Unicredit e Intesa Sp con 150 milioni a testa, Bpm 70 milioni, Chartered 60 milioni, Mediobanca 20 milioni mentre 40 milioni sono una rcf (cassa) di cui si faranno carico Bnp, Unicredit e Intesa Sp (10 milioni ciascuna), Chartered e Bpm 5 milioni a testa. La richiesta iniziale di Ion alle banche era più alta e ad accrescere la prudenza degli istituti sarebbero le passività complessive della Ion Investment corp sarl controllata dalla lussemburghese Bassel Capital sarl: 12,7 miliardi di dollari bond sottoscritti da investitori, 3,3 miliardi da istituzioni finanziarie, banche comprese. Intanto, secondo Bloomberg, Ubs sarebbe pronta a sostenere Ion con un prestito fino a 700 milioni di euro per contribuire a finanziare l'acquisizione di Prelios: questi soldi servirebbero al gruppo Pignataro di avere l'equity da aggiungere ai 640 milioni delle banche italiane. Soprattutto, se gli danno i soldi, non è bloccato dal divieto di fondere la newco con Prelios per scaricare i debiti con le banche. Perché non deve più fare debiti per comprare.
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