Sta bene e potrà tornare alla sua vita di sempre la paziente sottoposta nei giorni scorsi a un delicato intervento chirurgico su una rara malformazione vascolare, denominata fistola artero-venosa durale midollare (Favd). L’intervento è stato eseguito nell’ospedale civile di Pescara dall’équipe di neuroradiologi interventisti guidata dal dottor Vincenzo Di Egidio, direttore della radiologia vascolare interventistica, affiancato dal dottor Cesare La Palombara, oltre che dal personale tecnico e infermieristico della sala angiografica.
A indirizzare la paziente al presidio pescarese è stato il professor Massimo Caulo, direttore della Radiologia dell’ospedale di Chieti, che ha diagnosticato la patologia di cui soffriva la paziente anziana ma di età non particolarmente avanzata. Si è trattato di un caso piuttosto complesso che ha comportato la necessità di una valutazione multidisciplinare per decidere l’approccio terapeutico migliore. L’indicazione è giunta dopo un confronto con il direttore della neurochirurgia, il dottor Donato Zotta, e la dirigente responsabile della gestione del blocco operatorio, la dottoressa Maria Rizzi, che ha gestito la parte anestesiologica.
Considerato il caso particolare, e valutate tutte le opzioni terapeutiche a disposizione, gli specialisti coinvolti hanno convenuto che l’approccio endovascolare fosse il migliore. «Le Favd - scrive la Asl in una nota - sono una forma specifica di malformazione vascolare che può coinvolgere il midollo spinale. In questi casi si crea un ponte anatomico anomalo che mette in contatto il sistema vascolare arterioso con quello venoso».
L’intervento, eseguito con le tecniche della neuroradiologia interventistica, tra gli altri vantaggi presenta quello - non trascurabile per il paziente - di un recupero molto più rapido rispetto ad altre opzioni terapeutiche, essendo molto meno invasivo. Durante la procedura è stato inserito un catetere attraverso i vasi sanguigni, con ingresso dall’arteria femorale, fino a raggiungere la fistola e consentire al medico di chiuderla. «In conclusione - commenta la Asl - le fistole arterovenose durali rappresentano una sfida clinica che richiede una diagnosi tempestiva e un trattamento mirato. L’approccio multidisciplinare e le conquiste della ricerca medica sono fondamentali per migliorare l’approccio alla patologia e offrire ai pazienti una prospettiva di guarigione rapida, mininvasiva e definitiva al problema».