GOLA PROFONDA
L'indagato che ha deciso di collaborare con la procura di Roma ha fornito ai pm il codice sorgente, ossia la chiave di decriptazione per leggere i file sequestrati a giugno dalla Finanza. Documenti che contengono l'elenco delle mazzette pagate da Biancifiore ai dirigenti delle aziende in cambio delle commesse alle società dell'imprenditore. Non solo, il testimone-indagato ha anche rivelato agli inquirenti l'esistenza di 37 atti ispettivi interni alla Rai, relativi ad appalti, forniture e contratti per fiction e spettacoli.
Le verifiche condotte dalla squadra dei 23 ispettori guidati da Gianfranco Cariola, responsabile internal audit Rai, avrebbero individuato parecchie criticità e anomalie. Nei mesi scorsi la procura aveva sollecitato la trasmissione di quegli atti, ma l'azienda aveva risposto che non esistevano atti ispettivi. Così lo scorso 7 ottobre, la Guardia di Finanza, con un ordine di esibizione firmato da Ielo, ha acquisito i 37 audit in Rai. L'inchiesta, che finora riguardava le regie mobili, l'impiego di gruppi elettrogeni e le commsesse per le luci, potrebbe allargarsi adesso agli altri settori.
LA RELAZIONE
Era stata la Rai a consegnare ai pm la relazione ispettiva, che riguardava tra l'altro l'appalto da 400 mila euro per luci e audio dell'edizione 2013 di Sanremo. Le verifiche, relative al periodo 2010-2013, erano state concluse nel settembre di due anni fa. Il nucleo di polizia tributaria, comandato dal colonnello Cosimo Di Gesù, aveva poi verificato che le commesse, tante, per la fornitura di gruppi elettrogeni, scenografie, impianti audio e regie mobili, anche all'estero, risultate anomale ai commissari Rai, erano state affidate alla «Di and lighting and Truck» e «Dibi Technology» in cambio dell'assunzione di parenti, dell'acquisto di pianoforti, biglietti aerei e vacanze in resort a cinque stelle.
Così dal 2009 i fratelli David e Danilo Biancifiori avrebbero ottenuto il monopolio delle gare nel loro settore. Con alcuni dipendenti di La7 e Mediaset si sarebbero accordati per emettere fatture false e dividere i compensi. La stessa logica sarebbe stata applicata anche quando, durante il governo Berlusconi, i Biancifiori vinto avevano vinto un appalto da 9 milioni di euro a Palazzo Chigi per l'assistenza, la manutenzione hardware e di personale specializzato delle tecnologie audio-video della presidenza del Consiglio dei ministri.
Tra gli indagati erano finiti i nomi di Roberto Gasparotti, già responsabile dell'immagine televisiva dell'alora premier, e Giovanni Mastropietro, allora direttore della fotografia dello stesso Cavaliere. Con Gasparotti, che avrebbe intascato le mazzete, i Brancifiori avrebbero addidittura scritto il capitolato dell'appalto in un ufficio della loro azienda.