Maxi truffa, sequestrate dodici ambulanze a Perugia

Maxi truffa, sequestrate dodici ambulanze a Perugia
di Michele Milletti
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Mercoledì 2 Agosto 2023, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 07:05

PERUGIA  -Tutte ferme. Almeno da un punto di vista giudiziario perché, per fortuna dei dipendenti e dei malati, le dodici ambulanze della cooperativa First Aid potranno ancora funzionare. Ma sotto lo stretto controllo di un amministratore giudiziario. 

Questa la conclusione di un’inchiesta iniziata nel 2018 dalla guardia di finanza di Pavia e passata poi alle fiamme gialle del comando provinciale di Pescara, dirette dal colonnello Antonio Caputo, e che ha scoperchiato la maxi truffa delle ambulanze. Ieri mattina i finanzieri hanno dato esecuzione al sequestro di oltre dieci milioni di euro tra mezzi, terreni e fabbricati nei confronti della cooperativa. Congelate anche le disponibilità finanziarie degli indagati per circa 200mila euro. 

A Perugia i finanzieri hanno sequestrato dodici ambulanze anche se, come detto, viste le esigenze di servizio e anche di lavoro per dipendenti che le indagini hanno dimostrato essere stati sfruttati a livelli di «caporalato» (secondo quanto si legge nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, Francesco Marino) l’attività della cooperativa proseguirà.
L’APPALTO 
La First Aid è riconducibile a Francesco e Antonio Calderone, ribattezzati all’epoca «I signori delle ambulanze» e vincitori di appalti in tutta Italia per le ambulanze. Sono agli arresti domiciliari assieme a Concetta Calderone, mentre Luciano Saccomando e Luca Ferraiuolo sono gli altri due indagati di questa inchiesta partita a seguito della denuncia presentata 2018, da Alberto Piacentini, all’epoca legale rappresentante della Croce rossa italiana, per l’affidamento dei servizi di trasporto sanitario ordinario e di urgenza di Pavia e Lecco. 
La First Aid come arriva a Perugia? Con la vittoria di un appalto nel 2019.

Per l’esattezza dal primo novembre 2019, si legge nelle carte giudiziarie, «data di subentro provvisorio con avvio d’urgenza» avrebbe svolto «servizio di trasporti sanitari in emergenza/urgenza e ordinari/programmati per l’area nord in favore dell’azienda Usl Umbria di Perugia» in modo assolutamente fuorilegge.

Quale? Quello di aver vinto un appalto, in questo caso subentrando (anche se nel corso delle indagini emerse che il subentro in realtà era di fatto tra consorelle) da 650mila euro con la Usl Umbria di Perugia (che per investigatori e inquirenti è parte lesa) attraverso prezzi «antieconomici» con cui vincere le gare stesse sfruttando il lavoro dei dipendenti. 

Ambulanze inserite nell’offerta ma «in realtà già utilizzate per l’esecuzione di altri servizi su tutto il territorio nazionale, o comunque il cui impiego era stato dichiarato in altre pubbliche amministrazioni in relazione alla fornitura di servizi similari alle stesse aggiudicati». Ambulanze per cui la sanificazione sotto Covid non sarebbe stata fatta. 

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