I motori di ricerca responsabili della tutela del diritto all'oblio: decisione rivoluzionaria della Corte Ue

I motori di ricerca responsabili della tutela del diritto all'oblio: decisione rivoluzionaria della Corte Ue
2 Minuti di Lettura
Martedì 13 Maggio 2014, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 09:54
Il gestore di un motore di ricerca su Internet responsabile del trattamento effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi»: così i giudici della Corte Ue in merito alla causa di un cittadino spagnolo contro Google.



Così - spiegano i giudici di Lussemburgo - nel caso in cui, in seguito di una ricerca effettuata a partire dal nome di una persona, l'elenco di risultati mostra un link verso una pagina web che contiene informazioni sulla persona in questione, questa può rivolgersi direttamente al gestore per la soppressione del collegamento. Nel caso in cui il gestore non dia seguito alla domanda, la persona può adire le autorità competenti per ottenere, in presenza di determinate condizioni, la soppressione di tale link dall'elenco di risultati.



Tuttavia, poichè la soppressione di link dall'elenco di risultati potrebbe, a seconda dell'informazione, avere ripercussioni sul legittimo interesse degli utenti di internet, la Corte constata che occorre ricercare un giusto equilibrio tra questo interesse e il diritto al rispetto della vita privata e il diritto alla protezione dei dati personali.



«Si tratta di una decisione deludente per i motori di ricerca e per gli editori online in generale - commenta Google in una nota -. Siamo molto sorpresi che differisca così drasticamente dall'opinione espressa dall'Advocate General della Corte di Giustizia Europea e da tutti gli avvertimenti e le conseguenze che lui aveva evidenziato. Adesso abbiamo bisogno di tempo per analizzarne le implicazioni».



Con la sentenza di oggi la Corte Ue risponde ai giudici spagnoli, in merito alla causa intentata nel 2010 da un cittadino, Mario Costeja Gonzalez contro un quotidiano, contro Google Spain e Google Inc. Anche l'Italia aveva espresso osservazioni sul caso.




© RIPRODUZIONE RISERVATA