Buon compleanno Macintosh: trent'anni fa il primo pc “facile” di Apple. Ecco perché “il 1984 non fu il 1984”

Il primo Macintosh della Apple
di Anna Guaita
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Venerdì 24 Gennaio 2014, 18:43 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 18:21
Quando lo accendevi, sul desktop ti compariva l’icona di una faccina sorridente. Già questo era rivoluzionario: l’idea che un computer potesse essere una macchina allegra che comunicava con semplicità con il “manovratore” era assolutamente senza precedenti. Nel lanciarlo 30 anni fa, con una storica pubblicità televisiva che comparve nel terzo tempo della finale del Super Bowl, la Apple voleva proprio mandare questo messaggio: “ecco il Mac, il primo personal computer che rompe la dittatura degli addetti ai lavori, potete usarlo anche voi, non abbiatene paura, è facile!”.



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Era il 24 gennaio del 1984 quando Steve Jobs annunciava il lancio del primo personal computer “user friendly”, un computer che - secondo il video pubblicitario - avrebbe evitato che la società americana nel 1984 diventasse come quella totalitaria immaginata dallo scrittore George Orwell nel romanzo 1984, dove il "Grande Fratello" teneva tutti sotto il proprio controllo. E pensare che il Mac fu quasi un terribile fallimento e invece finì per cambiare il mondo della tecnologia. Jobs e la sua squadra avevano studiato le ricerche compiute ai laboratori della Xerox, dove si stava completando un altro personal computer, l’Alto. Ma alla Xerox avevano adottato un mouse con tre bottoni, che costringeva a distrarre lo sguardo dal desktop. Alla Apple stessa si lavorava a un altro personal, il Lisa, più sofisticato, che costava oltre 10 mila dollari. Così fu il Mac a vincere la gara e a diventare il “personal” per eccellenza. Venne messo in vendita a 2.495 dollari. Calcolando l’inflazione accumulata negli Usa in questi 3 decenni, oggi la cifra sarebbe pari a quasi 6 mila dollari. Era dunque caro, e non si capì subito chi ne sarebbe stato l’acquirente. Chi conosceva già i computer, ci lavorava scrivendo i comandi passo per passo, e non vedeva il bisogno di cliccare su delle icone, anzi lo considerava una semplificazione offensiva. Ma anche la gente comune non capiva bene cosa fosse quella macchina e non ci voleva spendere tanti soldi. Se alla fine il Mac divenne un successo, si deve al fatto che fu adottato nelle scuole. Oggi i bambini americani usano Microsoft, ma allora nelle aule e nelle università c’era il Mac.



Concetti che consideriamo scontati, erano allora assolute novità. Il supporto per il collegamento alle reti informatiche, l’interfaccia grafica, le icone su cui cliccare per aprire un programma, la possibilità di “trascinare” documenti dentro una cartella, di copiare e incollare testi, lo stesso concetto del “trash can” per cancellare un documento, tutte queste sono ovvietà oggi, ma prima del Mac si ottenevano solo digitando complicati comandi, e per questo l’uso del computer era prerogativa di quei pochi che avevano fatto studi difficili e lunghi.



Steve Jobs non potè godere personalmente del crescere e della progressiva democratizzazione del PC: aveva litigato con il resto della squadra perché voleva che il Mac non costasse più di duemila dollari. L’azienda tuttavia reputava che il costo maggiore si fosse reso necessario per ripagare le spese di lancio. E su questo punto la lite fra Steve e John Sculley, allora Ceo della Apple, divenne insanabile. Jobs lasciò la sua stessa azienda, per tornarci solo nel 1996, e salvarla per la collottola dal finire come tante altre aziende pioniere della tecnologia (chi ricorda ancora Compaq? Commodore? Northgate Computers? Thinking Machine Corporations?).



Nella sua seconda giovinezza, Apple ha di nuovo rivoluzionato il mondo dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria. Con l’iPod, l’iPhone e l’iPad ha davvero cambiato e conquistato il mercato. Oggi Apple è una delle più grandi aziende al mondo per capitalizzazione azionaria. Ma ancora una volta Jobs non può godere del successo del suo lavoro: è morto nell’ottobre di tre anni fa, nel 2011.
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