Riecco la Nazionale a Milano un anno dopo la disavVentura

Riecco la Nazionale a Milano un anno dopo la disavVentura
di Alessandro Angeloni
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Sabato 17 Novembre 2018, 07:30
dal nostro inviato
MILANO Non c’è niente da fare, Roberto Mancini ha il fisico, Gian Piero Ventura no. E’ come il coraggio di Don Abbondio, se non ce l’hai non te lo puoi dare. Mancio, la bellezza, se la porta appresso da calciatore, con quel numero “10” sulle spalle e la fascia di capitano disegnata sulla maglia. E’ stato tra i più grandi, era allenatore mentre giocava, poi lo è diventato quando non poteva esserlo ancora. Tutto gli è concesso, per volontà divina del pallone, che regna su ogni cosa. Ventura era/è un bravo allenatore - non aveva il pedigree di Mancio come calciatore - che forse si è dimostrato troppo piccolo per l’ambiente della Nazionale. Ventura è caduto nella buca di San Siro e lì forse è rimasto da quel 13 novembre di un anno fa. 

DODICI MESI DI PASSIONE
Si ricorda di lui l’ultima esperienza non “eccitante” (voce del verbo eccitare, un must di Ventura) al Chievo. In mezzo tante parole, un tentativo (giusto) di discolparsi dando la sua versione dei fatti. La Nazionale era praticamente sparita e tutti hanno dato la colpa a lui. L’azzurro, un anno dopo, esiste. E’ in mano a quel ragazzo col ciuffo che piace a tanti, a prescindere. Mancini è un portatore sano di bellezza: sperimenta, stupisce, mette in campo la qualità. Non litiga - per ora - con i club. San Siro è stato lo stadio che ha portato via il Mondiale di Russia all’Italia, ma soprattutto è stato il palcoscenico negato a Insigne, a De Rossi, che fu chiamato in causa dal vecchio ct a pochi minuti dalla fine della sfida con la Svezia, e lui gli ha fatto notare al ct che fosse il caso di mettere un attaccante. San Siro stavolta - sarà ancor più pieno di un anno fa (73 mila biglietti venduti) - non si nega ai talenti, e torniamo alla ricerca della bellezza: Mancio punta sempre su Insigne, non ha De Rossi ma in mezzo giocano tre palleggiatori. Il calcio italiano, oggi, prova a mostrare la sua faccia più bella. Non che siano arrivati i grandi giocatori e prima non c’erano: ragazzini erano prima, ragazzini sono ora; pochi big c’erano prima, pochi ce ne sono ora. La Figc si è appena ridata un look, ha un nuovo presidente, Gravina, che si è trovato Mancini, mentre prima Tavecchio scelse Ventura (al netto dei vari scarica barile). Però l’atmosfera è diversa, e forse proprio per merito di Mancini, con il quale la Nazionale ha cambiato volto. Che dovrà essere giudicato dai fatti. Ora è così, tutto sembra molto più trainante. «Io sono felice della scelta che ho fatto, stiamo lavorando per riportare l’Italia dove merita, non ho la bacchetta magica - ha detto Mancini . La Nazionale ora è resuscitata? Non è mai morta. Anche quella di Ventura non meritava di saltare il Mondiale. Stiamo riprovando, ma non è semplice». Ma lui può, ha il fisico. E non ha paura di niente. Nemmeno di Cristiano Ronaldo. «Peccato non ci sia». Bugia. 
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