L'Art Nouveau di Alphonse Mucha per la prima volta a Roma

Alphonse Mucha, La primavera
di Mariapia Bruno
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Lunedì 11 Aprile 2016, 20:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 18:46

A cavallo tra Ottocento e Novecento un movimento artistico-filosofico influenzò architettura, arti applicate e arti figurative. Era l'Art Nouveaucome la definì Salvador Dalì. Tra i suoi principali interpreti spicca il pittore ceco Alphonse Mucha (1860-1939) il quale mise insieme immagini di donne seducenti e layout tipografici innovativi, dando vita ad originalissimi manifesti. Grazie a questa nuova intuizione, subito presa a modello, si diffuse un nuovo genere di arte visiva nella Parigi della Belle Époque e non solo. Lo stile Mucha cominciò ad arricchire le case degli amanti delle nuove tendenze ed approdò anche negli Stati Uniti, dove il suo nome risunò come quello del più grande artista decorativo del mondo.

 



Adesso anche Roma si prepara a ricordare per la prima volta la sua figura, con una mostra al Complesso del Vittoriano, nell'Ala Brasini, intitolata Alphonse Mucha, aperta dal 15 aprile all'11 settembre 2016. La retrospettiva, organizzata e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Mucha e curata da Tomoko Sato, espone oltre 200 opere tra dipinti, manifesti, disegni, opere decorative, gioielli e arredi, che raccontano l’intero percorso creativo del massimo esponente dell'elegante corrente. L'artista, nel corso della sua vita, credette non solo all'universalità dell'arte e al suo potere d'ispirazione e comunicazione, ma anche alla possibilità per il popolo slavo di trovare un'unione spirituale, lasciandosi alle spalle rancori e guerre. Mucha sognava un mondo migliore, dove le minoranze etniche avrebbero potuto vivere in armonia senza subire le minacce delle nazioni più potenti. L‘amore di Mucha per la propria terra  è espresso dal capolavoro, l’Epopea slava (1911-28).

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