Stati generali dell'audiovisivo: «Pronti a fare sistema per battere i nuovi big dell'intrattenimento

Stati generali dell'audiovisivo: «Pronti a fare sistema per battere i nuovi big dell'intrattenimento
di Alessandra Spinelli
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Martedì 27 Marzo 2018, 21:54 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 00:26
Sembra essere cancellato il disaster movie di dicembre, quando cifre impietose caratterizzate dal segno meno mostrarono la realtà di un 2017 con sale vuote e nessun film trainante. Oggi il settore dell’audiovisivo e del cinema si mostra decisamente più dinamico e pronto a fare sistema. Il momento d’altra parte è abbastanza delicato sia sul fronte interno, dato che l’incognita di un nuovo governo cade mentre la legge Franceschini sul cinema sta marciando con buoni risultati, e sia, soprattutto, sul fronte esterno dove i colossi del web, tel.co e giganti come Amazon, che riuniscono produzione e distribuzione, dettano legge soprattutto su diverse piattaforme. Accanto alle applicazioni online dei principali broadcaster, estensioni dei servizi lineari, e oltre all’ingresso Netflix e Amazon Prime, significativi movimenti si registrano in Tim Vision, servizio SVOD che inizia a offrire contenuti originali ai propri abbonati (1,5 milioni). Cambiamenti anche in Chili, servizio nativo TVOD di ambizioni europee (oltre che in Italia, presente in UK, Germania, Austria e Polonia, per circa 1 milione di utenti) il cui capitale si è rafforzato con l’ingresso delle major (ultima la Fox) e con una significativa iniezione di risorse di investitori italiani, finanziari e industriali.

LE SFIDE
Nuove sfide alle quali il mondo del cinema, della tivvù e dei documentari, dai creativi ai distributori, dai tecnici ai registi, cercano di rispondere con dialogo e iniziative congiunte. Il punto è stato fatto in un seminario, fortemente voluto dal presidente dell’Anica, Francesco Rutelli, che ha riunito al Parco dei Principi, una sorta di Stati generali dell’audiovisivo. Uno vicino all’altro in un mega tavolo un centinaio di persone, dall’ambasciatore Stefano Stefanini, consulente independent Film&tv alliance, all’autore Daniele Luchetti, da Andrea Castellari, Evp e ad Viacom International, a Marta Donzelli, produttore Vivo Film, dal senatore Maurizio Gasparri a Piera Detassis, presidente della Fondazione del Cinema italiano Premi David di Donatello. Obiettivo: contribuire alle condizioni per una crescita di sistema, scongiurando il riproporsi di conflitti controproducenti, e di compartimentazioni del tutto superate. Tanti voci, tanti temi: dal riconoscimento della creatività alla lotta alla pirateria, da una legislazione europea a un modello di rilancio del pubblico stile Gran Bretagna fino a nuove regole italiane per sostenere il settore in un orizzonte sistematico tra i diversi soggetti. «Ci potrebbero essere deroghe di fronte ad accordi pluriennali» ha lanciato l’idea Antonio Nicita, Commissario Agicom, che ha trovato eco favorevole nell’Antitrust.

I PROBLEMI
Bisognerà discuterne, ma l’iniziativa che tutti hanno lodato, ha già avuto il pregio di chiarire i contorni di alcuni problemi e di fornire alcune soluzioni. Ad esempio Andrea Castellani ha puntato l’attenzione su l’impatto dei nuovi protagonisti dell’intrattenimento: «La tendenza è che tutti fanno tutto: Netflix produce contenuti per 8 miliardi, Amazon ci arriverà nel 2022, c’è il fronte di fuoco delle Telefoniche e persino Disney si è messo a fare il distributore ibridando tutto il settore. Senza contare le 500 serie degli Usa. L’Italia può rispondere puntando sulla qualità dei contenuti ma anche sulla scalabilità di questi. Ovvero sulla fruibilità di questi in diverse scale di device, dalla tv al telefonino». Stefano Selli, direttore relazioni istituzionali Italia di Mediaset, ha invece schematizzato quattro asset: «Primo bisogna scrollarci di dosso il provincialismo per cui il prodotto di qualità è solo quello di nicchia: la qualità è quella che ha maggiori spettatori. Secondo: va difesa la tv generalista, perché va tutelata una certa fascia di pubblico. Terzo: si deve garantire la competitività, non è possibile subire la fascinazione dei colossi del web o telefonici, e permettergli di stare fuori dalle regole, senza creare occupazione e senza pagare le tasse. Quarto: stoppare la pirateria, facendola uscire dai convegni e portandola in tribunale». Parole chiare a cui risponde in qualche modo l’ex ministro delle Telecomunicazioni, Maurizio Gasparri: «Serve una tregua tra i competitor nazionali, la questione pirateria e web tax è internazionale. Addirittura da Onu».

CREATIVITÀ
«La parola chiave del futuro - chiarisce Francesca Cima, presidente sezione produttori Anica -Indigo Film - sia la varietà del valore del contenuto». Lo script d’altra parte è nato in Italia, negli anni Cinquanta. «Li chiamavamo sceneggiati - sottolinea Riccardo Tozzi, produttore di Cattleya, ex presidente Anica - e ora script. La produzioni in Italia è raddoppiata. Ma allora perché parliamo di crisi. Dov’è la crisi? I film italiani vanno bene. I cinema vuoti? Non è la sala, non può essere più la sala la misura del successo. Dobbiamo fare un’operazione come ha fatto Spotify per la musica». «E basta vedere il successo su Sky del film “La casa di famiglia” che, passato quasi inosservato al cinema, ha battuto tutti i record in tv» specifica Federica Lucisano, distributore Italian International film. Il cuore però resta il lavoro dell’autore. «Si parla di valore della creatività ma non è riconosciuto nè in testa, con ingaggi adeguato, nè in coda perché la divisione della percentuale degli incassi con la nuova legge è stata cancellata - sottolinea Stefano Sardo, presidente 100 autori- Per capirci: uno sceneggiatore per 40 ore a settimana guadagna 25 mila euro annui se è uomo, 23 mila se è donna. E spesso i pagamenti non sono certi».

ALL’ESTERO
«Ma gli autori non devo rimanere chiusi nei contenuti - ribatte Daniele Luchetti, autore cinematografico e audiovisivo - e basti pensare a ciò che è accaduto in Messico.
Ci vuole una riorganizzazione industriale della scrittura, una difesa del talento, dello star system e dell’artigianalità. Ma lo sapete che in un casale a Treviso c’è la più grande factory di contenuti in 3D che lavora stabilmente con la Pixar?». «Ci deve essere la fase della maturità e della responsabilità - chiosa Mario Gianani, produttore Wilside - noi siamo un’industria». Un’industria, che tra problemi di sale - «Ma ad Orio sul Serio abbiamo inaugurato una sala che ha lo schermo più grande d’Europa da 500 metri quadri» annuncia Carlo Bernarschi, presidente Associazione nazionale Esercenti Multiplex - e di concorrenza, guarda sempre di più all’estero. «Per la prima volta quest’anno accanto al cibo, alla moda e al design - annuncia Marialuisa Pappalardo, direzione promozione del Sistema Paese presso il ministero degli Affari Esteri - si svolgerà la settimana del cinema italiano nel mondo . Dal 21 al 27 maggio porteremo in 100 città “I mestieri del cinema”. E invitiamo tutti voi a fare dei nostri istituti di cultura una vetrina per il vostro lavoro
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