Nell'anniversario del ritrovamento del cadavere di Pier Paolo Pasolini, lo scorso due novembre, in tanti hanno voluto ricordarlo tramite i social network. A scrivere un post sull'artista e intellettuale ci ha pensato anche Gabriele Muccino.
Muccino lo ha ricordato a modo suo, scrivendo su Facebook che il suo cinema era amatoriale e che con lui iniziò il degrado della nostra cinematografia. "Non basta essere scrittori per trasformarsi in registi. Così come vale anche il contrario. Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l'anti cinema in senso estetico e di racconto", l'accusa di Muccino. Un'analisi lucida e personale, controcorrente nel momento in cui tutti celebrano Pasolini, scatena la furia iconoclasta del web contro il regista romano. Una pioggia di insulti che portano Muccino di prima mattina a chiudere il suo profilo Facebook. Non prima di aver postato nella notte la sua replica a chi lo ha insultato, le cui tracce restano su Twitter.
"Tutti in fila...
E non parla piu' semplicemente in veste di regista, ma di esperto e cinefilo: "Il cinema e' industria, un film costa, se non rientra dei denari, la pellicola, quando c'era la pellicola, finisce al macero e nell'oblio - scrive -. Dalla meta' degli anni '70 il cinema italiano e' morto a causa di improvvisati registi che non sapevano come comunicare col pubblico". E quindi il nuovo affondo 'critico' su Pasolini regista: "Da quando ci si inizio' ad improvvisare registi. Ho detto qualcosa che non e' verificabile? - si chiede Muccino -. Ho detto che Pasolini regista ha aperto la porta ad altri registi improvvisati che a differenza sua non avevano nemmeno l'immensa statura di scrittore e poeta... Ho detto che Pasolini era uno scrittore prestato al cinema e che il cinema non era nelle sue corde piu' alte. Lo penso, lo pensero' e avro' ogni sacrosanto dovere di dirlo anche davanti ad una folla di forcaioli che ha intasato questa bacheca di insulti".
Quindi la chiosa amara: "Ma li lascero' i vostri insulti, per quanto possa mai riuscire a resistere dal non cancellarli quando mi ci imbatta, essendo voi entrati con le scarpe infangate in casa mia senza avere neanche avuto la premura di togliervele o di lasciare una decente pulizia alle vostre spalle. Ora basta, chiudo questa parentesi penosa di fascismo applicato. Domani olio di ricino a colazione e il mio peccato verra' purificato!". Uno sfogo notturno a cui fa seguito la scelta, drastica, di chiudere la pagina Facebook.