L'ossessione di Renzo Piano per il tempo e la durata dell'opera d'arte è la stessa di Carlos Saura: «In questo le fotografie sono più fortunate - dice il regista che ha iniziato proprio come fotografo - Le fai e l'attimo dopo hai davanti a te il passato, una cosa se si vuole terribile, ma anche affascinante.
E poi le foto sono eterne, restano per sempre». I suoi referenti nel cinema sono sicuramente quelli «del neorealismo italiano», ma aggiunge: «Ho conosciuto nella mia carriera Michelangelo Antonioni, ero amico di Marco Ferreri e ho sempre avuto una grande ammirazione per Federico Fellini. Oggi però - aggiunge - il cinema italiano, come quello spagnolo, si sta un pò perdendo e bisogna fare qualcosa quanto prima». Nel documentario anche molti interventi dello stesso Renzo Piano che parla non solo del difficile rapporto nella creazione tra tecnica e poesia, ma anche del fatto che, oltre alla luce, un altro elemento si ritrova in tutta la sua opera: l'acqua. «La cosa che amo di più è andare in barca da solo - dice l'archistar - Mi ritrovo così con la luce dall'alto, per me una cosa metafisica, e circondato poi dalle acque».
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