CONTRO IL SILENZIO
«Abbiamo studiato migliaia di pagine dei verbali giudiziari e ascoltato tante testimonianze non certo per sostituirci ai giudici ma per ricostruire, in tutta umiltà e onestà intellettuale, i fatti che hanno sconvolto l'opinione pubblica», spiega Cremonini, al secondo film dopo l'originale Border.
FERITE
Sulla mia pelle racconta i sette drammatici giorni che vanno dall'arresto di Cucchi, un giovane tossico romano accusato di spaccio, al ricovero in condizioni disperate (due vertebre rotte, ecchimosi, ferite e lividi dappertutto) nella sezione protetta dell'Ospedale Pertini fino alla morte di cui sono oggi accusati cinque carabinieri, ritenuti responsabili delle percosse letali.
«Quello di Stefano fu il decesso in carcere numero 148 del 2009: al 31 dicembre dello stesso anno i morti sarebbero saliti a 176», continua il regista. «In quei sette drammatici giorni Cucchi è venuto in contatto con 140 persone fra carabinieri, giudici, agenti di Polizia penitenziaria, medici, infermieri ma in pochissimi hanno intuito il dramma che stava vivendo. Sulla mia pelle è il nostro modo di opporci al silenzio, la più grande delle ingiustizie».
JASMINE E ILARIA
Per Jasmine Trinca, che interpreta Ilaria Cucchi, il film «era un atto dovuto: sono una cittadina prima ancora che un'attrice e credo ancora nell'idea romantica che il cinema possa risvegliare le coscienze e ripristinare la verità». Max Tortora e Milvia Marigliano fanno invece i genitori del protagonista. E la vera Ilaria Cucchi che, dopo un'iniziale perplessità, si è messa «con la massima fiducia» nelle mani di Cremonini e Borghi, definisce Sulla mia pelle «un'opera sconvolgente, potente, emozionante che racconta non soltanto la vicenda di Stefano ma anche il nostro tempo». Per quale motivo? «Oggi, in nome di un presunto benessere, si afferma sempre più la tendenza a calpestare i diritti degli ultimi».
IL DETENUTO
E perché, secondo lei, suo fratello è stato ucciso? «Perché era tossico, detenuto e rompiscatole, dunque un ultimo considerato sacrificabile. Nessuno ha voluto vedere in lui un essere umano. Ma Stefano non era un numero, era una persona con i suoi sentimenti, i suoi errori, i suoi sogni. Questo film gli restituisce la dignità». A chi dedica il successo veneziano? «Al ministro Matteo Salvini», risponde Ilaria senza esitare, «e a tutti quelli che come lui, respingendo i migranti, dimenticano il valore degli esseri umani».
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