Dopo il Pil arriva il Pif che misura la felicità: l'Italia è al 50esimo posto

Dopo il Pil arriva il Pif che misura la felicità: l'Italia è al 50esimo posto
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 16 Marzo 2016, 17:48 - Ultimo aggiornamento: 17:54
Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Olanda e giù fino al cinquantesimo posto. L’Italia non è un Paese tanto felice, anche se in questa lista di nazioni felici è messa meglio della Siria, dell’Afghanistan e dei Paesi della fascia sub-sahariana. Il Burundi è l’ultimo in classifica. Dopo il Pil arriva il Pif, il "prodotto interno della felicità", come indicatore di sviluppo ma che non misura il benessere delle società in termini di 3% (come Maastricht). I  parametri di qualità della vita sono al centro del rapporto mondiale 2016 "World Happiness", che classifica 156 Paesi. Lo studio è stato presentato a Roma (nell’ambito di un convegno di tre giorni organizzato dalla Lumsa e da Tor Vergata), alla vigilia della giornata mondiale della Felicità delle Nazioni Unite che ricorre il 20 marzo.

Il Paese scandinavo quest’anno ha battuto la Svizzera, conquistando il primo posto della classifica che era stata risultata primatista lo scorso anno. Gli Usa si classificano al 13esimo posto, due posizioni più in alto rispetto al 2015, il Regno Unito è 23esimo, mentre l'Italia non migliora rispetto a un anno fa. Siamo preceduti persino da Uzbekistan, Malaysia e Nicaragua e registriamo il maggiore calo della felicità negli ultimi anni. Alcuni Paesi europei, si legge nello studio, «soffrono di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tre di questi - Grecia, Italia e Spagna - sono tra i Paesi dell’Eurozona più colpiti» dalla crisi.

Come calcolare il Pif? I fattori da tenere in considerazione sono diversi. Tanto per cominciare le persone si dimostrano più felici se vivono in società dove le disuguaglianze sono ridotte. Per calcolare la felicità si tiene presente il Pil reale pro capite, l’aspettativa di vita in buona salute, l’avere qualcuno su cui contare, la libertà percepita nel fare scelte di vita, la mancanza di  corruzione e la generosità o solidarietà. «La misurazione della felicità percepita e il raggiungimento del benessere dovrebbero essere attività all’ordine del giorno di ogni nazione che si propone di perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile», ha affermato Jeffrey Sachs, co-redattore del rapporto e direttore dell'Earth Institute alla Columbia University. «Al posto di adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica – ha aggiunto – dovremmo promuovere società più giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale».
 
 
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