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La Federazione del pentathlon moderno e le società fantasma per raccogliere voti

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Sabato 4 Giugno 2016, 23:14 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 23:46
La giustizia sportiva molto spesso si muove con grande lentezza ed è costretta a ripartire perdendo tanto tempo. Il tutto mentre molte nefandezze non vengono interrotte. Parliamo della Federazione italiana Pentathlon moderno dove sono state, anni fa, create società fantasma per raccogliere voti e i ruoli dirigenziali coperti da istruttori del centro federale di Montelibretti in cambio del contratto di lavoro, come emerso dall'inchiesta. Chi non accettava, poteva accomodarsi.

Al centro dello scandalo c'è l'ex presidente della Federazione italiana di Pentathlon moderno, Lucio Felicita. Radiato un anno fa (con la collaboratrice Manuela Verdini), ha fatto subito ricorso e l'appello ha annullato per vizio procedurale (un ritardo di ventiquattro ore per la sentenza) la radiazione. Ovviamente, c'è stato l'appello della Procura contro quella sentenza di secondo grado.

Poco più di un mese fa, il Collegio di garanzia ha annullato la sentenza della Corte d'Appello affermando che questo organo non poteva intervenire sulla sentenza di primo grado. Così, la nuova sentenza di secondo grado ha confermato la prima decisione, ossia la radiazione di Felicita. In altre parole, si è ripartiti dall'inizio.

All'inizio dello scorso maggio - le motivazioni sono state pubblicate il giorno 22 - la Corte Federale di Appello della Federazione ha confermato la sentenza del Tribunale Federale riguardo la radiazione dell'ex presidente Felicita e anche della sua collaboratrice Verdini. Il Collegio di garanzia, ultimo organo di giudizio, si pronuncerà il 22 giugno avendo concesso 30 giorni per presentare le eventuali memorie.

La vicenda è vecchia di un paio di anni, almeno da quando è venuta alla luce, ma l'origine degli illeciti è più lontana. Parliamo dell'agosto del 2014 quando con alcuni esposti venivano denunciati comportamenti illeciti in ambito federale. Tesserati ed ex tesserati della Federazione pentatlhon moderno, esattamente 37 soggetti e 12 società come provato dal Procuratore federale alla conclusione delle indagini il 4 marzo 2015, erano responsabili di diverse violazioni per manipolare i voti.

Al centro della vicenda c'è l'allora presidente federale Lucio Felicita. L'ex dirigente aveva creato un sistema di affiliazioni di società fittizie esclusivamente finalizzato, come si legge negli atti del procedimento del Tribunale federale, «ad acquisire illegittimamente voti da dette associazioni sportive e per aver indotto, attraverso la signora Manuela Verdini, tesserati Fipm ad assumere fittiziamente cariche all'interno delle dette associazioni sportive».

Con l'ex presidente sono stati incolpati anche i consiglieri federali per avere approvato la delibera (il consiglio federale è quello del 28 settembre 2011).

L'inchiesta ha portato ad accertare che il meccanismo di queste società fittizie coinvolgeva alcuni istruttori di nuoto del centro sportivo di Montelibretti. Le cariche sociali venivano attribuite agli istruttori stessi senza che questi sapessero nulla. Gli istruttori ascoltati hanno ammesso che la signora Verdini era il punto di riferimento e datore di lavoro per loro e avesse chiesto di assumere delle cariche all'interno di società sportive, cariche puramente onorarie.

Ci sono le dichiarazioni di vari allenatori che confermano che tali richieste erano arrivate dalla Verdini. «Ci disse che la richiesta veniva dal Presidente Lucio Felicita – ha raccontato agli inquirenti il 2 aprile 2015 il signor Sofia – che voleva che si costituissero nuove società, come se fosse un favore personale». Sofia ha poi aggiunto di avere avuto la percezione che accondiscendendo alle richieste della Verdini fosse più facile lavorare al Centro Federale.

I vantaggi del presidente, che era stato rieletto nel 2013 ma poi il Coni ha annullato l'elezione e nominato un commissario, sono diversi, in particolare la creazione di un centro federale a Pesaro, centro federale senza foresteria. Tutto ciò nonostante anni di denunce sempre ignorate.
 
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