Il primo parametro da considerare riguarda l'attenzione da parte dei genitori. I figli più grandi hanno più fiducia in loro stessi e sono più disinvolti, riconoscono meglio l'autorità genitoriale e si comportano in modo più responsabile. I medi sviluppano un senso di frustrazione e di estraneità alla famiglia e i piccoli sono più socievoli ma anche più nevrotici e meno obbedienti.
Altri studi attribuiscono ai figli più grandi un quoziente intellettivo superiore di 1,5 punti in più. Il primogenito deve badare anche ai fratelli e questo stimola abilità cognitive e capacità di insegnamento. I figli di mezzo hanno abilità diplomatiche perché sono costretti a mediare in famiglia ma sono soggetti alla cosiddetta middle-child syndrome, ossia il disagio nel non avere i privilegi del primogenito e neanche le coccole del piccolo di casa.
Altri studi tendono a minimizzare i risultati sopracitati sostenendo che solo l'un per cento del carattere deriva dall'ordine di nascita. Altri fattori come la storia di vita, la genetica, l’ambiente, persino l’aspetto fisico, sono più determinanti.
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