Eris, quando fare il tampone e per chi è opportuno: le indicazioni degli esperti

Eris, quando è utile fare il tampone e per chi è opportuno: le indicazioni degli esperti
4 Minuti di Lettura
Martedì 19 Settembre 2023, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 16:19

C'è il rischio che le nuove varianti di Sars-CoV-2 - come Eris EG.5 o l'altamente mutata Pirola BA.2.86 - siano più 'invisibilì ai test antigenici rapidi? «Non ci sono motivi per pensarlo. Perché i test antigenici si basano sulla ricerca di pezzi di antigene 'immutabilè. Possiamo dire che in particolare sono alcune parti dell'antigene che variano, e sono quelle delle nuove varianti che abbiamo imparato a conoscere, ma diciamo anche che, da Omicron in poi, tutte le successive sono sue sottovarianti. Per cui oggi il problema non è se il test antigenico riconosca la variante o meno. La domanda da porsi è un'altra: è utile fare il test antigenico o no? Le attuali indicazioni restringono il campo a poche persone» per le quali è importante farlo. «Il 'tamponificiò che ci ricordavamo nel 2020-2021 non ha più senso». A evidenziarlo all'Adnkronos Salute è Pierangelo Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli).

Covid, medico No Vax sospeso parla a Radio1. Bufera su "Giù la maschera". La Rai: «Azienda si dissocia da sue affermazioni»

«La circolare ministeriale emanata a fine agosto - ricorda - definisce le categorie che devono essere sottoposte al test Covid.

E comunque il test molecolare», il classico tampone che si fa nei laboratori, «risulta» l'esame di riferimento. «È poi vero che se qualcuno vuole testarsi va in farmacia o al supermercato, compra il test rapido e può farlo. Ma il test rapido non ha la sensibilità del test molecolare, per cui molto spesso risulta negativo anche a fronte di una positività. Per le categorie veramente a rischio, dunque, l'ideale se vi è sospetto di positività sarebbe sottoporsi a un tampone molecolare». Ma si parla di categorie ristrette. «Il tamponificio non ha più senso oggi grazie a due motivi: la circolazione del virus che in questi anni c'è stata e ha fatto sì che molta gente si infettasse e producesse un'immunità naturale, e le vaccinazioni. Chi resta fuori da questa situazione? Sono gli altamente fragili, quelli che magari non hanno potuto vaccinarsi», dice Clerici.

Gli eventuali falsi negativi, è il messaggio dell'esperto, non sono comunque legati al fatto che i test antigenici rapidi non riconoscano le nuove varianti, ma piuttosto alla sensibilità del test o a eventuali errori di esecuzione. E qui «apriamo un capitolo che è delicato - osserva Clerici - Con il Covid noi abbiamo implementato anche l'autotest», il tampone rapido 'fai da tè. «La gente faceva da sola, però non dobbiamo mai dimenticare che il tampone per essere fatto bene dovrebbe essere necessariamente fatto sia a livello faringeo che a livello nasale. Farlo solo nasale riduce già la sensibilità. E in più, se il test non è un molecolare, la sensibilità si riduce ancora. Perciò, se si deve giocare sul test antigenico, cosa legittima, è meglio che comunque ci si faccia prelevare il campione da un esperto, che può essere un infermiere o un medico di questo campo. Non ad esempio il commesso della farmacia o lo zio che è in casa con noi. Perché fare bene il tampone non è semplice, ed è sempre un atto 'invasivò».

«Il funzionamento e l'efficacia dei test vengono monitorati periodicamente», precisa ancora Clerici. «E bisogna fare chiarezza anche su un punto. Lo diciamo da anni e va ricordato: le varianti non cesseranno mai, anzi aumenteranno di numero, ma è nella logica e nella biologia del virus e non dobbiamo spaventarci quando ne arrivano ulteriori. Perché è il tracciamento delle nuove varianti che ci consente di dire che con le vaccinazioni effettuate, e con quelle che verranno fatte da ottobre per chi vorrà, c'è una copertura» anche delle nuove versioni del virus.

«Non preoccupiamoci del numero delle varianti. Al limite preoccupiamoci della diffusibilità di Sars-CoV-2. In questo caso è giusto monitorare e tenere sotto controllo la situazione. Ma - puntualizza il microbiologo - non ci meraviglia che in questo periodo ci sia un incremento dei casi e non è escluso che l'incremento ci possa essere anche nel prossimo autunno-inverno, come è giusto aspettarsi essendo il Covid una malattia che colpisce l'apparato respiratorio. Come ci sarà l'influenza, ci sarà anche l'incremento del Covid. Quello che vediamo e che ci conforta è che non ci sono casi gravi. Ed è questo il dato importante, dobbiamo uscire dalla logica secondo cui c'è tanto Covid e siamo a rischio di finire in rianimazione». Per il presidente Amcli si può dire piuttosto che «c'è tanto Covid, ma fortunatamente siamo protetti per una circolazione naturale e per un'immunità data dalla vaccinazione. E i test funzionano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA