Covid, «aprire la vaccinazione senza limite di età, altrimenti sarà un autunno duro». Intervista ad Andreoni (Tor Vergata)

Covid, Andreoni: «Aprire la profilassi senza limite di età altrimenti sarà un autunno duro»
di Graziella Melina
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Martedì 11 Maggio 2021, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 08:20

Se le persone vogliono tornare a vivere come prima, devono vaccinarsi. Tutti i farmaci anticovid sono sicuri ed efficaci, quindi i timori nei confronti di Astrazeneca non hanno alcun senso». Secondo Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali), l’unica certezza è che «il covid è una malattia pericolosa. Non esiste una cura. Ma abbiamo i vaccini, quindi usiamoli. E diamo la possibilità anche i giovani di farlo subito».

Perché non ci si può permettere di rimandare la vaccinazione e non si può scegliere il tipo di farmaco anticovid?

«Il vaccino è l’unico sistema che abbiamo oggi per uscire da questa emergenza. Non abbiamo altre strade. Non abbiamo farmaci altamente efficaci. Già in altre parti del mondo il vaccino si è dimostrato in grado di fermare l’epidemia. Astrazeneca si è dimostrato altamente efficace e sicuro sia in Inghilterra che in altri Paesi.

I rischi sono meno di 1 su un milione, quindi come per qualsiasi farmaco. Stiamo parlando di reazioni rarissime. Rinunciare a vaccinarsi con Astrazeneca espone le persone, anche quelle giovani, a un rischio molto più alto legato alla malattia che colpisce a qualsiasi età».

Che rischi si corrono se si rallenta la vaccinazione?

«Lasciare che il virus continui a circolare vuol dire aumentare il rischio di comparsa di varianti che siano resistenti ai vaccini. E così non se ne esce più. Se le persone vogliono tornare a vivere come prima si devono vaccinare. Il rischio di reazioni avverse gravi è talmente basso che non si capisce perché si abbiano tutti questi timori all’inoculazione. Ritengo che di un solo dato dovrebbero essere altrettanto convinti, che cioè questa malattia è brutta e pericolosa. E comunque non esiste un farmaco esente completamente da reazioni, tutti i medicinali espongono a un minimo di rischio».

Anche il vaccino Pfizer...

«Certo. Sono stati segnalati 4-5 casi per milione di choc anafilattico. Quindi un numero maggiore di casi rispetto a quelli di trombosi per milioni di abitanti osservati con Astrazeneca. Ci siamo tutti concentrati sui rischi di trombosi che oltretutto è una patologia che conosciamo e siamo in grado di valutare. Sappiamo come inizia, la sappiamo diagnosticare e curare».

Senza vaccinazione non ne usciamo più.

«Si tenga presente che sono state ordinate più dosi di vaccini Pfizer, ma la multinazionale non riesce a fornirne in quantità sufficienti. Ecco perché bisogna accelerare utilizzando tutti i vaccini a disposizione. Anzi, credo che sarebbe opportuno puntare ora ad una vaccinazione aperta. Tutte le persone che vogliono vaccinarsi dovrebbero avere l’opportunità di farlo».

Senza aspettare le classi di età?

«Esatto. A questo punto, si darebbe un grande impulso alla campagna vaccinale. Credo che si vaccinerebbero soprattutto i giovani, anche in vista del green pass».

Si ribaltano così le priorità?

«Il concetto di salvaguardare prima gli anziani valeva all’inizio. Ormai, può venire a decadere visto che le persone più fragili sono state in gran parte messe in sicurezza. E allora, in questa confusione, dovuta al fatto che rimangono molti posti scoperti di persone che non si vaccinano perché preferiscono non farlo nonostante gli appuntamenti, credo che si potrebbero aprire le vaccinazioni a tutti».

Quante persone dovranno essere vaccinate per poter stare più tranquilli?

«Dobbiamo arrivare ad almeno 45 milioni di vaccinati, calcolando che ci sono persone che si sono ammalate e che sono comunque immuni. E per riuscirci dobbiamo procedere a ritmo spedito con 500-600mila persone al giorno. Così alla fine di luglio potremmo aver raggiunto 45-50 milioni di soggetti vaccinati. Ribadisco, se non vogliamo correre il rischio che si generi qualche variante resistente ai vaccini, e se vogliamo evitare di ripiombare in un autunno di nuovo complicato, dobbiamo vaccinare il maggior numero di persone e il più rapidamente possibile». 

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