Le over 50 vittime della sindrome del Vetril: si diventa invisibili ma anche libere e felici

Le over 50 vittime della sindrome del Vetril: si diventa invisibili ma anche libere e felici
di Michela Andreozzi
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Giugno 2023, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 12:14

LA LETTERA

Sindrome del Vetril, non so se la chiamano ancora così. Quando ne ho letto per la prima volta, oltre dieci anni fa, non sapevo se sorridere all’idea del panno che inesorabile rende trasparenti come un vetro appena pulito le over50 o se incazzarmi di brutto. Tutta quella fatica per arrivare in splendida forma all’età di passaggio, per combattere rughe, cedimenti, segni del tempo e della menopausa, per poi scoprire che gli uomini non se ne accorgono, semplicemente non ti vedono più. Trasparente, appunto, come un vetro appena pulito con Vetril. Un po’ sorridevo perché quel tempo mi sembrava lontano, un po’ faticavo a credere che fossimo ancora intrappolati in questi cliché, lui invecchia bene e lei no, lui piace anche con le rughe e i capelli bianchi e lei deve inutilmente combatterli. Mi illudevo, siamo rimasti lì. Di colpo, a 55 anni, sperimento sulla mia pelle gli effetti del Vetril, o come diavolo si chiama adesso la sindrome dell’invisibilità. Trasparente anche io, lo sguardo degli uomini, quelli della mia generazione soprattutto, mi attraversano. Mi trapassano. E non credo davvero di avere subito un tracollo superati i fifty, sono più o meno come ero cinque o sei anni fa. Subisco semmai la discriminazione dell’età, la stessa capitata in sorte a mia madre e a tutte le donne di una certa età. Una certa età, che espressione terrificante. I miei coetanei, ma anche gli uomini un poco più grandi, cercano anni in meno. Non mi frega niente di trovare spiegazioni, di cercare chiavi psicoanalitiche del perché le donne mature (altra parola odiosa, ma sono tutte odiose e piene di pregiudizi le parole che raccontano quanto il tempo sia spietato con le donne, comunque più spietato che con gli uomini) spaventano o semplicemente respingono. Registro il disinteresse e non ne soffro particolarmente. Mi incazzo che niente sia cambiato e siamo rimasti fermi a un secolo fa, che i cliché sono gli stessi e alle donne non è perdonato di invecchiare. Peccato, poteva essere l’occasione per cambiare davvero e vincere una bella valanga di pregiudizi. Sto imparando tante cose importanti da quando sono diventata trasparente, a soffermarmi sul mio sguardo e non dipendere più da quello degli uomini, a fregarmene di più del giudizio e a piacermi anche se nessuno mi dice più come sei bella. Solo adesso, a 55 anni, capisco quanto questo giudizio fosse fondamentale per me. Tutto risolto? No, altrimenti non sarei qui a scriverti. A 55 anni, dopo tanti amori e qualche convivenza, mi ritrovo single, senza figli, invisibile ma con tanta voglia di innamorarmi ancora. Ho voglia di amore, di tenerezza, di condivisione, di incontri, di viaggi in compagnia. Vorrei emozionarmi ancora, sognare e soffrire, con le mie rughe e tutti i segni dell’età e anche con una leggerezza nuova. Ma intorno a me vedo solo uomini che non mi vedono più. Ho speranze o devo rassegnarmi al Vetril?

Rossella M., Latina 

LA RISPOSTA

Carissima, coeva Rossella! Sai che non avevo mai letto della Sindrome del Vetril? Ti ringrazio, la trovo geniale.

Anche perché il Vetril lo amo: ha la stessa inconfondibile confezione da anni, pulisce i cristalli e i giocattoli, rischiara finestre ed era continuamente citato ne Il mio grosso grasso matrimonio greco, dove un personaggio lo usava per pulire, smacchiare, togliere i brufoli. Ah, i brufoli! Quando osservo le adolescenti con l’acne, più che la nostalgia - di un culo tonico e un sacco di futuro - mi viene in mente il Topexan: quante paghette settimanali ci investivamo per poi coprire tutto con un correttore da mille lire che i brufoli li coltivava come funghi in una serra? Nessuno si rassegna al Vetril, bisogna solo imparare ad impugnarlo e decidere come invecchiare. Vuoi smettere di tingerti i capelli? Sedurre un ventenne? Farti un lifting? O fondare un partito e protestare perché i tempi non sono cambiati? Fallo! Noi possiamo cambiare. Ed è bellissimo. Invecchiare è una esperienza che tocca a tutti quelli che crescono - tranne Benjamin Button - e non è scontata, c’è chi alla nostra età non ci arriva mai, o non così. Ti pare poco? Sei arrivata nell’età di passaggio - ma se ci pensi, ogni età è di passaggio tra passato e futuro - bella e in splendida forma, ti pare poco? Ti senti trasparente. È bella la trasparenza. Sa di pulito, di buono, di spazio e tempo per ciò che conta. Sa di vero, di autentico, genuino, sincero. Ti pare poco? Sì, perché c’è lo sguardo dell’uomo di mezzo. Ancora e sempre. Nemmeno di un uomo ma, genericamente, dell’uomo. Io non so se definirmi femminista: credo nella parità dei diritti - nonostante non sempre ne abbia beneficiato - nella reciprocità, nelle stesse possibilità ma non sempre riesco a cogliere dove si nascondano le insidie del patriarcato. Però so bene quando una donna guarda nel posto sbagliato. E non che l’attenzione del maschio sia sbagliata - è stupendo essere guardate con desiderio - ma, parafrasando Gertrude Stein che parlava delle rose, uno sguardo è uno sguardo, è uno sguardo e non una conferma alle nostre incertezze, una risposta ai nostri dubbi, uno strumento di felicità, per quanto ci renda felici. Non riesci a vedere la bellezza dell’indipendenza dallo sguardo che questa età ci regala? E la fragilità di certi uomini che hanno bisogno di abbracciare la giovinezza per sentirsi giovani? Quelli, che guardano le ragazze, non ti renderebbero mai felice. Ma ce ne sono altri. Non credo che la solitudine dipenda dall’età. Se fosse quello basterebbe imbrogliare, come facevano certe mamme e certe nonne, e togliersi gli anni raschiando pure la data sul passaporto. Credo che l’età sia piuttosto un setaccio, ma che importa? Oggi siamo circondate di mamme e nonne che si risposano. Solo questo mese sono stata a due feste di fidanzamento di amiche sessantenni. Ti pare poco? Forse siamo ancora troppo giovani! Lo so, vorresti essere abbracciata. Anche io, ma nel modo giusto, non come una fonte di eterna giovinezza: abbracciata da qualcuno che voglia abbracciare proprio me. Ci vuole solo un po’ di tempo. E noi, col tempo, abbiamo imparato a starci bene, perché lo frequentiamo da un po’ e ci ha regalato la capacità di scegliere finalmente chi essere, indipendentemente dallo sguardo degli altri. Praticamente un super potere.

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