«Mio marito è single». La risposta di Michela Andreozzi: «Cara Penelope, salpa per un viaggio dentro te stessa»

«Mio marito è single». La risposta di Michela Andreozzi: «Cara Penelope, salpa per un viaggio dentro te stessa»
di Michela Andreozzi
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Mercoledì 26 Aprile 2023, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 20:31

Cuore, amore e tutto il resto. Su MoltoDonna Michela Andreozzi risponde alle vostre lettere. L'indirizzo a cui inviale le lettere è Molto@ilmessaggero.it

LA LETTERA

Mio marito è single. Non me ne sono accorta subito. All’inizio credevo che il suo essere distante dipendesse da un’infanzia difficile, la costante ricerca di lavoro fosse dovuta al timore di restare senza soldi e avere un posto nel mondo professionale, cercavo di capire e accogliere. Grata per le sue doti nell’arte di trovare sempre una nuova occasione di lavoro nel suo campo, mi sono impegnata a sostenerlo avendo io in questo, scarse qualità. È nata la nostra prima figlia e sono iniziati alcuni viaggi oltre oceano, il conseguimento di master in Italia e all’estero, e la ricerca di lavori migliori si è intensificata. Io mi sono sempre occupata della bimba notte e giorno essendo lui impegnato e non avendo una buona resistenza alla mancanza di sonno. Tuttavia la stanchezza ha iniziato a essere nostra convivente. Ma si può essere stanchi in due o da soli e lui ha sviluppato sempre più fortemente il suo essere single dentro. Ora mi rendo conto che è la sua natura, a prescindere dalla sua storia: gli piace andare in moto, giocare da solo con i videogiochi, stare in silenzio, camminare con le mani in tasca. Abbiamo avuto un altro figlio che per motivi di salute dormiva poco e male. Alla fine, ho dedicato il mio tempo e le mie energie ai miei figli e ne sono fiera, stiamo crescendo insieme, ma guardo la mia famiglia e mi domando se anche io forse non sia una single, nel mio caso una madre single, d’altronde il nostro ambiente rispecchia sempre qualcosa di noi e forse la natura di mio marito rispecchia la mia. O sono nature che si incontrano, a volte si scontrano, si allontanano e in casi straordinari riescono anche a ripartire da capo provando a sperimentare cosa significa stare insieme se decidono che ne vale la pena. Ne vale la pena?

Kappa


LA RISPOSTA

Cara amica, “mio marito è single” è una delle definizioni più belle, chiare e generose che io abbia mai letto: nelle tue parole leggo più una presa di coscienza che un rammarico, più una analisi schietta che un giudizio.

La tua cura del suo sonno è commovente. Non è da tutti mettere il benessere dell’altro al centro del nostro rispetto. Io devo ricordarmi di farlo, nonostante l’amore che provo per il mio compagno di vita. Spero che qualcuno possa riconoscersi nella descrizione che fai di tuo marito, o che possa riconoscere qualcuno che ha accanto e che ancora non è riuscito a decrittare.

A me è capitato di avere relazioni con uomini che erano ancora bambini, o molto figli, soprattutto di mamme, qualche volta adulteri, ho amato un omosessuale che non sopportava l’idea di stare con un uomo, un borderline che si dimenticava di stare con me. Ma mai un single. E se anche tu ipotizzi di essere single, secondo il vecchio adagio che ci vuole specchi del nostro ambiente, perché spesso ci avviciniamo a persone che vibrano alla nostra stessa frequenza, ti invito a riflettere sul fatto che forse le vostre, più che simili, potrebbero essere nature complementari. Un avventuriero solitario e una madre stanziale. Praticamente Ulisse e Penelope: uno va, una resta. Uno sperimenta, una aspetta. Io mi sono sempre identificata con Ulisse, costantemente preso a sfidare se stesso, ma ho anche sempre pensato che Penelope fosse meno inquieta, più risolta, che avesse self confidence, la chiamerebbero oggi. Ogni volta che ne rileggo la storia, Penelope mi appare consapevole e rilassata, a suo agio con una vita forse non scelta, come tutte le donne del suo tempo – e ancora oggi – ma resiliente, con quella smisurata capacità di adattamento che Ulisse non ha e non avrà mai, da nessuna parte. I buddisti dicono che abbracciare la propria vita significa trasformare il destino in una missione, ovvero: già che mi trovo qui, capisco cosa posso fare della mia esistenza in questa forma. Non so se in questo tuo sfogo cerchi un punto di vista, una proposta di cambiamento, una provocazione. Forse più che riflettere sullo stato da single di tuo marito, potresti chiederti se la forma della tua vita ti appaga ancora o no. Se sei al timone della tua vita o devi ancora imparare a usarlo. C’è stato un giorno in cui hai avuto la possibilità di scegliere o hai lasciato sempre che scegliessero gli altri? Perché forse è arrivato il tuo tempo, Penelope, di salpare dentro te stessa, e domandarti se la vita che stai vivendo ti assomiglia ancora, o meglio, se tu assomigli ancora alla tua vita. Se c’è una cosa che ci ha insegnato Ulisse, è che si può cambiare, anche restando nello stesso posto, soprattutto con la tua capacità di amare, comprendere, accettare che puoi e devi concedere a te stessa. E permettere al mondo di adeguarsi a te. Anche se tuo marito cammina con le mani in tasca, potrebbe comunque imparare a camminare nella tua stessa direzione. Auguri. 

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