«L’altro giorno qui è venuto un manager, l’amministratore delegato di una grossa società, un uomo molto elegante. Abbiamo riempito il modulo dell’anamnesi, poi l’ho mandato a farsi l’iniezione. Subito dopo di lui è entrato un pastore. Proprio un pastore vero, uno che porta le pecore al pascolo nella campagna romana». Così racconta la dottoressa Proietti, che da un mese lavora al centro vaccinale di via Archiginnasio, davanti alla Vela, e vede quotidianamente sfilare l’umanità nella sua infinita varietà. Tutti in coda, tutti anonimi, tutti uguali: la campagna di vaccinazione è democratica come la livella di Totò. Sotto a quei tendoni allestiti in quattro e quattro otto ognuno si sente parte di un’anima collettiva, un formicaio dove l’individuo conta sì, ma forse ancora di più conta il suo piccolo contributo alla comunità.
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