Da Meo Patacca ai tweet sull'Isis, scherzare sulla jihad è una tradizione romana

di Pietro Piovani
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Mercoledì 4 Marzo 2015, 22:48 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 16:41
Dopo le devastazioni dei barbari olandesi, forse dovremmo allearci con l'Isis e occupare i Paesi Bassi.

@TheWolfofKTM




I giornali americani sono rimasti colpiti dalle risposte che i romani hanno dato alle minacce dell’Isis. Il Washington Post ha dedicato un articolo ai tanti tweet postati dopo che i terroristi libici (con lo slogan “Siamo a Sud di Roma”) avevano annunciato il loro arrivo nella capitale della cristianità. C’è l’augurio «Domani è sciopero dei mezzi, buona fortuna». Il consiglio di viaggio «Ricordatevi pneumatici da neve o catene a bordo se prendete l’autostrada. Sennò vi sequestrano il carro armato», La segnalazione turistica: «Andate a mangiare da Gigi er Puzzone».



Su Twitter è nato anche l’account @IsisMinaccia, che fa la caricatura del Califfato lanciando proclami surreali come «Faremo diventare Ignazio Marino sindaco di tutte le città» o «Avrete 5 mogli e 75 suocere». Questa capacità tutta romana di scherzare con la paura si è meritata addirittura l’elogio del New York Times, firmato dall’editorialista Thomas Friedman. Per il quotidiano newyorchese l’ironia è un’arma cruciale per combattere l’Isis, i cui militanti sono spesso dei «losers», dei perdenti che hanno scelto di indossare il cappuccio nero perché nella vita non riuscivano a combinare un gran che.



Trasformare la minaccia islamista in uno scherzo appartiene del resto alla nostra tradizione. “Meo Patacca”, poema giocoso del 1695, racconta le imprese del noto bullo romano che promosse una spedizione per andare a combattere gli ottomani durante l’assedio di Vienna. La raccolta di fondi richiese qualche giorno, e al momento della partenza giunse la notizia che nel frattempo i turchi erano stati sconfitti: il denaro raccolto fu usato per organizzare una bella festa in via del Corso.



pietro.piovani@ilmessaggero.it