Guerra per i figli: il grido del papà separato

Guerra per i figli: il grido del papà separato
di Raffaella Troili
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Martedì 19 Maggio 2015, 23:31 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 08:50
Quando un genitore si sente

più genitore dell’altro

è la fine…poveretto lui e soprattutto

i bimbi #padriseparati


@AlessandroAre12



Via Latina, un lucchetto, un altro ancora, appesi a una vecchia rete di ferro, quelle che stanno sopra i cavalcavia dove sotto passano i treni. Un posto anonimo, sempre intasato, perché stretto, si riallarga proprio dopo il ponte. Nessuno fa caso mentre cerca di arrivare a via Cilicia e via Acaia a quei lucchetti disperati sotto al cartello “non toccate i fili pericolo di morte”. Insomma non li vede nessuno, o solo chi li deve vedere. Non sono una “mocciata” non parlano d’amore ma di dolore. C’è scritto “Papà c’è” e il cuore si stringe e si corre via pensando ad altro. Dietro dev’esserci un papà pollicino, uno di quelli che tampinano, non demordono, che vogliono fare i padri con la P maiuscola. Dev’essere uno di quei padri che lotta per fare il padre. Forse, chissà, il figlio passa di lì e legge ogni mattina: «Papà c’è». Anche se la legge spesso non è uguale, anche se i papà separati lamentano una disparità di trattamento, quel papà deve essere uno che non si arrende. Come Roberto che guarda Alice fuori la scuola perché la mamma gli ha detto che aveva la febbre e non andava, come Gianluca che fa tutti i giorni Roma-Tivoli per poi citofonare e sentirsi rispondere: «Sta dormendo». Ecco, tanti uomini separati vogliono solo fare i genitori e incredibilmente viene loro impedito. Perché nelle separazioni i figli diventano merce di scambio e di vendetta, subiscono soprusi che capiranno più avanti. Ci sono papà che li spiano come fanno gli innamorati, mamme che inventano malattie e bugie, in una guerra che farà solo vittime. Una battaglia persa: «Papà c’è».



raffaella.troili@ilmessaggero.it