Casamonica, blitz nel comando dei vigili: «Fateci costruire altre ville»

Casamonica, blitz nel comando dei vigili: «Fateci costruire altre ville»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 21 Dicembre 2018, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 17:21

Il blitz avviene di buon mattino, una sfida a viso aperto alla Polizia locale di Roma, dentro la sede del Comando generale. Via della Consolazione, alle spalle del Campidoglio e dell'ufficio di Virginia Raggi. «Devo parlare col comandante dei vigili, ho un appuntamento», si fa avanti Luciano Casamonica. Ovviamente non è vero. Ed è difficile pensare che il clan sperasse che la balla non si sgonfiasse subito, che potessero insomma superare indisturbati il drappello di pizzardoni di guardia in portineria. Possibile invece che si volesse mandare un segnale. Certo è che il gioco finisce nel giro di pochi minuti. Ai vigili all'ingresso basta chiamare la segreteria del comandante, Antonio Di Maggio, che rimbalza Casamonica come in certe discoteche quando dicono: non è in lista. «Non ne sappiamo nulla - è il messaggio che viene riferito agli addetti dell'accoglienza - in agenda non c'è nessun appuntamento con questo signore».

L'INVASIONE
Casamonica non ci sta, viene raccontato poi, prova ad attraversare comunque il corridoio, per raggiungere la rampa di scale che porta dritto dritto alla stanza del comandante. Ma in qualche modo viene fermato, gli agenti riescono a contenere l'irruzione, gli viene spiegato che «Di Maggio in questo momento nemmeno è in ufficio» e alla fine, Luciano molla l'osso. È costretto a uscire dal comando dei caschi bianchi. Ma l'invasione di campo, lascia traccia. Il comandante, a cui l'episodio viene riferito in un secondo momento, ha già chiesto un rapporto agli agenti di guardia, che sarà spedito alla centrale operativa nelle prossime ore.
Giusto un mese fa, all'alba del 20 novembre, gli uomini della Municipale hanno sgomberato otto ville abusive al Quadraro, tutte costruite dal clan in un'area tutelata da una sfilza di vincoli. I cottage illegali erano stati allargati fino a inglobare le arcate dell'Acquedotto Felice, gioiello idraulico del 500. Tra gli sfrattati c'era anche Luciano. «Stavamo qui da 50 anni - aveva detto dopo l'arrivo delle ruspe - Non capisco perché hanno sgomberato tutto così, senza preavviso». Come se non ci fossero ordini di sfratto che risalgono al 1998, vent'anni fa. Altro che «senza preavviso».
Luciano non è stato l'unico a mettere piede nella sede dei vigili. Altri Casamonica si sono fatti avanti, dopo lo sfratto del mese scorso. Alcuni solo per prendere tempo, perché tutti i mobili ultra kitsch delle ville, trasportati in un magazzino, in teoria avrebbero dovuto essere prelevati dai proprietari entro un mese dallo sgombero. E il termine scadeva proprio ieri sera. Altri hanno chiesto - sembra un paradosso - una sorta di nulla osta per costruire altre ville, «ma stavolta su terreni regolari», la promessa. Perché «nessuno», si sono lagnati gli esponenti del clan, «ci vuole affittare o vendere casa». E viene da chiedersi, chissà perché.
 

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