Un confronto impietoso, quello tra i poteri di Roma e delle altre capitali europee. Si potrebbe riassumere così l’incontro “Riforma di Roma Capitale” alla festa dell’Unità di lunedì. Sul palco, il deputato dem Roberto Morassut, la presidente dell’aula Giulio Cesare Svetlana Celli e quello della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, con la vice-direttrice del Messaggero Barbara Jerkov nelle vesti di moderatrice.
Per la presidente dell’aula capitolina Svetlana Celli il tema dei poteri di Roma «non può essere più affrontato solo in qualche confronto a latere» e nemmeno può emergere solo «per il Giubileo o quando arrivano fondi europei».
Mentre Barbara Jerkov ha sottolineato che oggi «il sindaco della Capitale ha gli stessi poteri di quello di Forlì o Benevento». E con le novità in arrivo la situazione sembra destinata a peggiorare: «Alla luce dell'autonomia differenziata, attribuire poteri speciali a Roma rischia di non essere più sufficiente, ma serve anche un indennizzo economico che rifonda la Capitale di quello che le verrà tolto». Un tema, quello dei fondi di Roma, già al centro del convegno “La sfida Capitale” organizzato in Campidoglio proprio dal Messaggero, durante il quale l’editore Francesco Gaetano Caltagirone aveva sintetizzato così i problemi: «Roma è una Ferrari, ma senza benzina».
IL PRECEDENTE
Il deputato dem Morassut ricorda come dei poteri di Roma si era discusso a lungo anche nella scorsa legislatura, tanto che «la commissione affari costituzionali aveva definito un testo comune», ma poi cadde tutto con la fine del governo Draghi. Se alcune materie (come «sanità e trasporti») dovrebbero comunque rimanere di competenza regionale, «Roma non può solo applicare delle leggi ma le deve in alcuni casi fare. Perché ha un territorio grande dieci volte meno quello del Lazio ma ha quasi metà della sua popolazione», aggiunge il dem.
Ancora, nel rapporto tra numero di dipendenti comunali e ampiezza del territorio «i numeri di Roma sono dieci volte inferiori rispetto a Milano o altre città. E questo pesa a maggior ragione nelle aree meno densamente popolate». Di fronte a tutto questo, con la riforma dell’autonomia differenziata, per Morassut si pone il problema dei trasferimenti fiscali: «Le regioni più ricche potranno trattenere una quota fino a 90 per cento delle risorse che oggi vengono teoricamente reinvestite nei territori. Un meccanismo jugoslavo». E quindi, una riforma complessiva dei poteri della Capitale porterebbe benefici alla burocrazia e ai cittadini, perché «Roma avrebbe la possibilità di avere un rapporto diretto con l’Ue e ricevere i fondi nazionali». Rendendo così strutturali interventi che oggi richiedono grandi eventi come il Giubileo o l’arrivo di finanziamenti straordinari come quelli del Pnrr.
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