In arrivo oltre diciotto milioni di euro per le università pugliesi, in dottorati di ricerca, che verranno attivati entro il 31 dicembre con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fondi già ripartiti tra le varie università, con uno sguardo particolare al Sud: il 40% dell’importo totale è stato destinato alle otto regioni del Mezzogiorno, tra cui quindi la Puglia. Un modo per provare, in ambito universitario, a colmare quel gap che invece è emerso con forza dai dati dei finanziamenti arrivati dall’Unione Europea per le singole candidature. In totale il Ministero dell’Università e della Ricerca ha pubblicato i primi due decreti, firmati dal ministro Maria Cristina Messa. A livello nazionale, sono 7.500 borse di studio per l’anno accademico 2022/23, con 300 milioni di euro di investimento, di cui 18 da destinare alla Puglia. Bari fa da capofila, con oltre 8 milioni tra i due decreti ministeriali: in entrambi i documenti, Uniba è la seconda - per numero di dottorati da attivare e per denaro da ricevere - al Sud, subito dopo la Federico II di Napoli. Segue l’Unisalento, con quasi quattro milioni di euro, poi il Politecnico di Bari e l’Università di Foggia.
Colmare di divari
Colmare il gap con il Nord vuol dire, però, anche attivare alcuni dottorati interuniversitari. Altra grande novità è quella che riguarda le discipline: si tratta di ambiti di interesse Pnrr o legati alla transizione digitale e ambientale. Le prime 2.500 borse di studio saranno triennali, con 480 dottorati da attivare al Sud: di questi 73 spettano all’Università di Bari, che riceverà 180.000 euro per i tre legati alle transizioni digitali e ambientali e 4 milioni e 200mila euro per progetti legati alla pubblica amministrazione (32), al patrimonio culturale (6) e alla ricerca in ambito Pnrr (32). L’Unisalento, in totale, attiverà 33 borse - considerando anche in questo caso soltanto il decreto ministeriale 351 -, mentre il Politecnico 25 e l’Università di Foggia 18, con poco più di un milione da utilizzare.
Il secondo filone (dm 352) invece è quello che riguarda i dottorati innovativi industriali, che spingono verso la terza missione: il coordinamento tra aziende e università.
Il commento del ministro Messa
«Questi decreti sono atti veri e concreti che rimettono al centro scienza e ricerca, base della qualità della formazione universitaria e, allo stesso tempo, motore dello sviluppo del Paese, sia per la pubblica amministrazione sia per il settore privato - commenta il ministro Maria Cristina Messa -. Lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle quanto la ricerca sia vitale e come il metodo scientifico sia l’unico strumento in grado di farci trovare soluzioni a problemi sempre più complessi e correlati tra loro. Questi primi 300 milioni sono un’importante spinta per i giovani, per dire loro di non porre limiti alla curiosità e dimostrare che stiamo davvero investendo su di loro e sullo sviluppo delle loro competenze».