Guerra di cifre Pd-5Stelle. E a Roma il ballottaggio si gioca su 130mila schede `

Guerra di cifre Pd-5Stelle. E a Roma il ballottaggio si gioca su 130mila schede `
di Diodato Pirone
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Mercoledì 8 Giugno 2016, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 09:06
In campagna elettorale la competizione fra i partiti è fisiologica. Ma sui dati delle elezioni comunali fra Pd e M5S è scoppiata una vera e propria guerra delle cifre. Ieri mattina un durissimo post di Beppe Grillo replicava a modo suo («Il Bomba, ovvero Renzi, è un cialtrone») ad alcuni dati lanciati dal premier e segretario del Pd l'altro ieri che pure si era detto insoddisfatto del risultato dei democrat. «Alla fine delle comunali sui 1.300 sindaci che saranno eletti circa 1.000 risulteranno di area Pd», aveva detto Renzi. Apriti cielo. «Nel mondo reale i candidati piddini che hanno vinto al primo turno sono 18 (non 1000), diciotto (non mille), spiega Grillo.Controreplica di Matteo Orfini, commissario del pd a Roma. «I numeri - scrive Orfini - hanno una loro testardaggine. Al voto andavano 24 comuni capoluogo. Il Pd ne ha vinti al primo turno 3 e arriva al ballottaggio in 17. Sono 4 quelli in cui siamo rimasti fuori. Il M5S in 6 non è nemmeno riuscito a presentarsi, in 15 rimane fuori dal ballottaggio. Su 24 comuni capoluogo va al ballottaggio solo in 3: a Roma, Torino e Carbonia».A tutto questo si uniscono i numeri dell'Istituto Cattaneo che ha confrontato i voti dal 2011 al 2016 di 13 città scoprendo che i 5Stelle nel primo turno di queste comunali hanno preso circa il 20% dei voti contro il 25% delle politiche del 2013.Ma intanto la marcia delle comunali prosegue verso la data del ballottaggio fissata per il 19 giugno.

E allora la domanda diventa: quali tasti dovranno toccare i due aspiranti sindaco di Roma, Roberto Giachetti (Pd) e Virginia Raggi (M5S), per convincere o riconvincere gli elettori capitolini a preferirli? «Innanzitutto dovranno cambiare vocabolario e ricorrere alla grammatica del referendum che è aggressiva e chiara», risponde Carlo Buttaroni di Tecné. «I due temi principali di Roma sono la rimessa in moto della città e l'onestà: entrambi i candidati dovrebbero declinarli in modo chiaro facendo emergere, contemporaneamente, la propria personalità, ovvero convincendo gli elettori di essere capaci di gestire una situazione difficile», aggiunge Enzo Risso della SWG.Raggi parte con un capitale di 450.000 voti mentre Giachetti è stato scelto da 320.000 romani, una differenza di 130.000 voti su un 1,3 milioni di votanti. Ma già in occasione delle elezioni del 2008 il secondo arrivato (Alemanno) al secondo turno battè il primo (Rutelli). I flussi (vedi tabella) hanno dimostrato punti di forza e di debolezza dei due.
 
Rispetto alle Europee del 2014, quando i 5Stelle a Roma presero 290.000 voti, la candidata pentastellata ha attratto voti sia da sinistra che da destra. Ipr ha calcolato che ogni quattro elettori che alle europee preferirono il Pd uno (il 28% per l'esattezza) domenica scorsa ha votato M5S; la SWG calcola addirittura che il 35% degli elettori che nel 2013 portarono Marino in Campidoglio abbia preferito Raggi. Ma i 5Stelle hanno saccheggiato anche gli elettorati di Forza Italia e persino dei Fratelli d'Italia che in percentuali che oscillano fra il 15 e il 12% hanno lasciato il centrodestra. Quanti elettori confermeranno questa scelta al ballottaggio? «Il sentimento di rabbia è molto forte - sottolinea Risso - Ma ora per i 5Stelle si tratta anche di dare un'idea precisa di quale città costruire o ricostruire».Per Giachetti il compito è più difficile. La sua priorità sembra essere la riconquista di fasce di elettorato del Pd poiché al primo turno ha ottenuto la fiducia solo di un elettore su due fra quelli che alle europee votarono Democrat. «Non gli basta garantire più sviluppo ma deve anche assicurare pulizia» spiega Risso. Anche secondo Tecné il candidato Pd farebbe bene a lanciare segnali precisi verso nicchie di elettorato che al primo turno hanno fatto altre scelte: la borghesia; le donne (che hanno preferito Meloni) e i giovani.