Sangue infetto, risarcimenti beffa. Nuovo ricorso dopo la sentenza della Corte europea

La conferenza di oggi nella sede dei Radicali
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 24 Febbraio 2016, 17:39
ROMA - Prima le infezioni a causa di trasfusioni o per i farmaci emoderivati, poi le cause infinite e i risarcimenti che non arrivano, quindi i tentativi di transazione che vanno a vuoto e infine il tentativo di tacitare tutto con 100.000 euro che secondo la Corte europea dei diritti dell'uomo sono un "rimedio interno" che può essere giudicato congruo.

Non ci stanno i rappresentanti del Comitato vittime sangue infetto e i loro legali che oggi hanno annunciato un ulteriore ricorso in sede europea dopo la sentenza che condanna l'Italia "non per i danni causati dalla mancata farmaco vigilanza - ha spiegato l'avvocato Anton Giulio Lana - bensì per le lungaggini dei processi, le mancate transazioni e per i risarcimenti che non arrivano". Il ricorso sarà proposto alla "Grand chambre", mentre in Italia la battaglia - che coinvolge già circa 20.000 persone nei tribunali, mentre si calcola che almeno 120.000 siano stati i contagiati tra gli anni '70 e '90 - tra contagi e decessi.

Nel corso dell'incontro che si è svolto oggi è stata ripercorsa quella che Riccardo Magi dei Radicali italiani ha definito "una vera  e propria odissea perché assistiamo alla violazione sistematica di diritti fondamentali".  Gòi ha fatto eco Filomena Gallo dell'associazione Luca Coscioni secondo la quale "siamo oltre il vergognoso, quando uno Stato non garantisce i malati o studia forme di risarcimento  non risarcibili". Ancora più duro Michele De Lucia che ha parlato di "Vigliaccheria dello Stato che scappa e si nasconde, giocando su ritardi e prescrizioni".

Sono stati i legali che seguono da vicino i migliaia di casi del genere a fare il punto sullo stato dell'arte, quando numerosi processi sono ancora pendenti e "solo negli ultimi giorni - ha spiegato l'avvocao Simone Lazzarini - il Tribunale di Roma ha emesso una ventina di sentenze per risarcimenti, ciascuna per 7-800.000 euro".

LA TRANSAZIONE
I casi dei quali si parla per la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sono quelli di pazienti emoficili che al pari di altri - risarciti con cifre tra i 4 e i 600.000 euro dopo una transazione ultimata nel 2005 - hanno fatto causa. E' stato proposto un accordo nel 2007, a pari condizioni, ma non si è mai concretizzato e con un decreto del 2014 si è stabilito di offrire a quanti avevano pendenze in corso di offrire 100.000 euro.   "I danneggiati stanno morendo - ha detto l'avvocato Lana - e aspettano. Il ministro Lorenzin dimentica che il ricorso alla Corte europea era legato alla durata dei processi e non al danno subito, sostenendo che non c'era da procedere perché era stato adottato un rimedio. In realtà il nostro ricorso è del 2011 e il decreto del 2014, mi duole dirlo la ma Corte ci ha deluso, basandosi  evidentemente su una valutazione di tipo economico. Ricordo - ha aggiunto - che con una decisione non apprezzabile sono stati riconosciuti 20.000 euro a danneggiato per la durata del processo e non per il contagio, per quello ci sono sentenze in Italia di centinaia di migliaia di euro, di fronte alle quali c'è un'offerta di 100.000 che alcuni hanno accettato per sfinimento. E'   una vergogna che la Corte sia stata condizionata da ragioni finanziare ed economiche. Faremo ricorso". Molte delle cause sono riferite a emofilici che con farmaci non controllati "all'epoca di Poggiolini, a processo oggi dopo oltre venti anni, venivano somministrati senza problemi". 

Della singolare situazione dei processi ha parlato, invece, Lazzarini, sottolineando come "i danneggiati sono sottoposti a una sorta di tortura amministrativo giudiziaria". A una class action del 2011, per esempio, solo ora il Consiglio di Stato ha detto che il giudice competente è quello amministrativo ma il Tar ha ulteriormente rinviato ieri una decisione. "Ci sono alcuni che  hanno avuto comunicazioni favorevoli rispetto alla transazione prevista dalla finanziaria del 2007 ma è passato un anno e mezzo e non è successo nulla . Continuano a esserci sentenze di condanna e c'è una emorragia di denaro pubblico irragionevole" . 

Per Andrea Spinetti, contagiato e presidente del comitato: "Dal 2007 sono stati accantonati circa 2 miliardi per i risarcimenti, usati per altro. Chi fuma ha pagato i danni, ma a noi non è mai arrivato un euro perché quei soldi non erano vincolati e sono spariti". Paradossale la situazione - sottolineata dai legali - secondo la quale  il potere esecutivo ha  prodotto un danno attraverso il Ministero della sanità che non ha controllato, quello giudiziario condanna a risarcire e quello legislativo decide di "chiudere con 100.000 euro danni irreparabili, vite sconvolte o persone che hanno perso bambini per gli emoderivati".    
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