Sindaci in rivolta in tutta Italia: non obbediamo si va avanti

Sindaci in rivolta in tutta Italia: non obbediamo si va avanti
di Sonia Oranges
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Mercoledì 8 Ottobre 2014, 00:47 - Ultimo aggiornamento: 11:59
ROMA - È muro contro muro tra i sindaci e il ministro dell’Interno Angelino Alfano, sulle nozze gay.

L’annuncio della circolare che minaccia di annullare d’ufficio le registrazioni dei “sì” pronunciati all’estero, ha avuto l’effetto di un fucile spianato contro i sindaci che le hanno autorizzate. Ma i primi cittadini non ci stanno.





A capeggiare il fronte dell’obiezione, il sindaco di Bologna Virginio Merola: «Se vogliono annullare gli atti delle trascrizioni dei matrimoni contratti all’estero lo facciano. Io non ritiro la mia firma. Io non obbedisco. Nessun motivo di ordine pubblico impedisce la trascrizione». E il collega di Udine, Furio Honsell, che nei giorni scorsi ha trascritto il primo matrimonio gay: «La nostra scelta è basata sul diritto internazionale privato e ha una forte valenza simbolica e culturale, perché sottolinea l’importanza delle pari opportunità nei confronti delle persone Lgbt. Una questione come questa non va risolta con circolari burocratiche, ma deve essere portata in Parlamento o davanti alla Corte costituzionale».

E se il sindaco di Roma Ignazio Marino già una ventina di giorni fa, aveva chiesto ai partiti e alla presidenza dell’assemblea capitolina di avviare il processo per il riconoscimento dei matrimoni gay, aveva anche ricordato che «insieme con la Grecia siamo l’unico Paese dell’Unione europea a non avere una legge sulle unioni civili», auspicando che «il Parlamento doti il Paese di una legge al più presto».



LA CONFERMA

Ieri Marino era a Bruxelles, ma il vicesindaco Luigi Nieri, di Sel, ha confermato la posizione della capitale: «Alfano proprio non riesce a concentrarsi sulla prevenzione dei crimini, sulla sicurezza urbana, sul contrasto alle mafie. Sui compiti del ministro dell’Interno, insomma». Dal canto suo, il Comune di Napoli ha annunciato che ricorrerà contro la circolare che violerebbe il «principio costituzionale di uguaglianza dei diritti». E pure a Milano, dove lunedì il consiglio comunale aveva dato il via all’iter per arrivare al riconoscimento delle nozze gay, la decisione di Alfano non è stata gradita. «Doveva impegnarsi perché il Parlamento approvasse una legge in un senso o nell'altro.



Il potere esecutivo con una circolare non interpreta una legge che manca, ne' può mettersi in contrasto con una sentenza del giudice», è stato il commento del sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi che ha registrato un matrimonio gay come effetto di una sentenza.



E Brenda Barnini, primo cittadino di Empoli: «Io resisto, nel momento in cui vorrà il prefetto potrà immediatamente revocare il mio decreto. Mi auguro che questo serva a far ripartire velocemente l'azione legislativa del Parlamento». Tutti, insomma, chiedono una legge, peraltro già annunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Deve avere il coraggio di fare una scelta adeguandola alle scelte compiute da altri Paesi europei», ha detto il sindaco di Fano Massimo Seri che ha ereditato alcune registrazioni dal suo predecessore e attende la circolare, prima di decidere. Chi ha già deciso, è il grillino Federico Pizzarotti che guida Parma: «I Comuni si facciano promotori, ma spetta al Parlamento adeguarsi alla civiltà dell'Europa». Chiesta a gran voce anche dalle principali associazioni lgtb: da GayLib all’Arcigay, da Gay Center al circolo Mario Mieli.
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