LE RIPERCUSSIONI
Finora la pubblicazione del dossier ha contribuito a pochi casi di incriminazione, come ad esempio l'arresto e l'estradizione in Usa di Nidal Waked, un cittadino spagnolo, libanese e colombiano che l'Fbi considera uno dei maggiori esperti nel riciclaggio di denaro sporco. Effetto delle rivelazioni è stato piuttosto la pressione politica che ha portato alle dimissioni del pm islandese Sigmundur Gunnlaugsson, e all'imbarazzo di centinaia di altre figure pubbliche i cui nomi compaiono nelle liste. E' emerso anche il ruolo che il ricco mercato dell'arte ha nell'occultamento di valuta e spesso anche nella compravendita di opere di provenienza furtiva, come il Modigliani “Uomo Seduto con il Bastone” sottratto dai nazisti alla famiglia Stettiner durante la guerra, e ora nelle mani del gallerista americano David Nahmad.
E' apparso ieri un appello firmato da 300 economisti di tutto il mondo, tra i quali il francese Thomas Piketty, il Nobel Angus Deaton e l'americano della Columbia University Jeffrey Sach, nel quale si invocano misure di controllo da parte delle autorità internazionali e dei singoli governi, che rendano trasparenti le manovre. Nell'analisi degli estensori del documento, la fuga di capitali colpisce soprattutto i paesi più poveri con una perdita di almeno 170 miliardi di dollari l'anno in tasse non riscosse. La Gran Bretagna fa la parte del leone nei Panama Papers, con due terzi dei conti esteri collocati dalla Mossack Fonseca presso il territorio controllato dalla corona nell'arcipelago caraibico delle Virgin Islands. Panama che dà il suo nome al dossier, è seconda nella lista dei paradisi fiscali preferiti dai consulenti del gruppo per l'apertura dei conti. L'architettura che permette ai ricchi di tutto il mondo di far sparire il denaro negli anonimi forzieri dei caraibi e di Hong Kong (si parla di un volume globale di oltre 10.000 miliardi di dollari, cinque volte il pil italiano), non sarebbe possibile senza l'approvazione del governo inglese, così come di quello americano nel caso di Panama.
A Londra tra due giorni si terrà un summit mondiale contro la corruzione che vede la partecipazione di 40 paesi, della World Bank e del Fondo Monetario Internazionale. Gli economisti firmatari dell'appello si augurano che possa essere questa la sede per una denuncia della pratica dei conti bancari offshore, e che dalla riunione vengano segnali positivi per un nuovo regime di regole che la renda più trasparente.